di Giuseppe Bonifacino
Fin dal binomio geo-letterario di evidente matrice bodiniana («Il Sud ci fu padre / e nostra madre l’Europa») scelto – et pour cause – a intitolarlo, il libro più recente di A. L. Giannone (Tra Sud ed Europa. Studi sul Novecento letterario italiano, Lecce, Milella, 2013) manifesta la sedimentata istanza critica e storiografica che ne informa i capitoli e ne amalgama le molteplici focalizzazioni prospettiche: quella di ristrutturare e arricchire l’ormai abusato, e per vari aspetti carente, canone novecentesco, integrandolo con la rivisitazione analitica di scrittori italiani del «secolo breve» accomunati non soltanto dall’origine meridionale, ma pure, come scrive l’autore in premessa (p. 7), dal «rapporto che riuscirono a stabilire, in misura diversa l’uno dall’altro, tra la loro terra e la più avanzata cultura letteraria nazionale ed europea». È la ripresa, e il coerente sviluppo, di una prospettiva ermeneutica che da sempre connota e sorregge l’operoso impegno profuso da Giannone nell’indagare con appassionato rigore l’arco meridionale, e segnatamente pugliese e lucano, del policentrismo letterario novecentesco (si ricordi, in proposito, almeno l’ampio volume Modernità del Salento, edito nel 2009 per i tipi di Congedo), entro un orizzonte attraversato fecondamente dalla lezione dionisottiana, ma accepita e attualizzata nel segno di un innovativo “meridionalismo modernista”.
E andrà subito detto che, pur nella varietà degli oggetti e delle occasioni tematiche che in esso si dispiegano, il libro manifesta una profonda, sostanziale unitarietà: un pregio, come è ben noto, assai raramente rilevabile in una raccolta di saggi. E’ il portato della fervida continuità degli interessi di studio e di ricerca che – come si diceva – ne muovono l’impianto, e della peculiare declinazione critica di quella già ricordata formula bodiniana che ne sottende le opzioni storiografiche e le innovazioni interpretative.