Sembra quasi che il tempo e lo spazio di questa terra rifiutino il racconto fatto con le forme già usate, che siano in attesa di una forma nuova coerente con il nuovo tempo, il nuovo spazio, le nuove espressioni dell’ esistenza.
Negli ultimi vent’anni la mutazione antropologica è stata radicale. La mutazione antropologica è la cosa più difficile da raccontare. Soprattutto è difficile farlo nel tempo in cui accade, senza filtri culturali, senza le mediazioni e le categorizzazioni della Storia.
Probabilmente il pensiero e la scrittura sono alla ricerca di significati e forme nuove per raccontare questa mutazione.
Il Novecento lo ha fatto con Luigi Corvaglia, per esempio. Con Maria Corti, Rina Durante, Vittorio Bodini, Vittorio Pagano, Vittore Fiore, Antonio Verri, Salvatore Toma. Qualche altro.
Questo nuovo tempo del Salento lo farà con altri nomi, senza dubbio. Ma con molta probabilità si dovrà aspettare che maturi la letteratura di chi adesso ha vent’anni: di coloro che sono nati quando è cominciato il secolo nuovo, il nuovo millennio, che hanno un nuovo pensiero e nuove forme per la sua rappresentazione, che hanno una diversa idea di realtà e di finzione, che hanno connaturata la condizione della simultaneità, che hanno nuovi metodi e nuovi strumenti di scrittura, una nuova concezione e una nuova pratica della memoria, orizzonti mai visti prima d’ora. Si dovrà aspettare che esprimano le loro forme di scrittura. Soltanto un pensiero nuovo e una nuova scrittura potranno raccontare il Salento com’è e come sarà. Forse potranno raccontarlo anche nel modo in cui è stato, ma con un pensiero e un linguaggio diverso da quello con cui è stato raccontato in tutto il Novecento, con altre immagini, altri simboli, altre metafore. Avranno altri miti, altri riti, altre identità da delineare, altre figure di personaggi, altri profili di paesaggi.
Forse nella loro narrazione non avranno nostalgia, oppure avranno una nostalgia diversa da quella che, implicitamente o esplicitamente, ha attraversato tutta la letteratura del Novecento.
Ci vorranno ancora degli anni perché accada tutto questo. Dovranno comporsi quadri di riferimento culturali e realizzare convergenze intorno a quei quadri. La letteratura che rappresenta un luogo in un tempo non è mai l’esito dell’ esperienza di una singola scrittura. E’ la combinazione di una pluralità di scritture che pur seguendo percorsi soggettivi e solitari, confluiscono in una condizione collettiva che esprime una mentalità, un immaginario, la configurazione di una realtà generata da una finzione.
Coloro che verranno, probabilmente – certamente- avranno una nuova passione nei confronti della parola. Questa passione hanno avuto poeti e narratori del Novecento. Hanno avuto entusiasmo per la parola autentica, per quella che rivela condizioni dell’essere e dell’esistere, che dice come si è stati, come si è, che ipotizza come si potrebbe essere o racconta il desiderio di come si vorrebbe essere. Non si poteva confidare in una poetica diversa. Non si potrà confidare in una poetica diversa.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 9 luglio 2023]