Sul Carteggio (1859-1874) tra Gino Capponi e Niccolò Tommaseo

In due missive del 24 e 25 settembre 1861 entrambi discutono con competenza e acume della letteratura francese del Seicento e, in particolare, dei grandi drammaturghi di quel secolo, Racine e Corneille. Nel 1872 inoltre Tommaseo  pubblica l’edizione definitiva delle sue Poesie, per la cui sistemazione chiede consigli a Capponi, il quale in una lettera del gennaio 1860 gli risponde che andrebbero pubblicate “serbando l’ordine del tempo in cui furono scritte” e distinguendole in due parti “perché le Poesie hanno due maniere”. Non mancano nemmeno riflessioni di natura filosofica come quelle di Capponi, del 27 agosto 1864, sul pensiero di Antonio Rosmini o accenni ironici alle teorie darwiniane, avversate da entrambi.

Nelle lettere i due sodali si scambiano informazioni bibliografiche, si danno in prestito pubblicazioni per i loro studi, segnalano amici e conoscenti per cariche di vario genere (politiche, diplomatiche, accademiche). Entrambi si fanno promotori di importanti iniziative.  Tommaseo, ad esempio, nel novembre 1869 propone l’innalzamento di un monumento a Girolamo Savonarola approvato “con allegrezza” da Capponi.

Numerosi sono i riferimenti a istituzioni culturali fiorentine come, in primo luogo ovviamente, l’Accademia della Crusca. Capponi ne era da tempo socio ordinario e aveva ricoperto anche la carica di “arciconsolo”,  mentre  Tommaseo ne entra a far parte solo nel 1866, dopo che era stato abolito il divieto di ingresso ai non toscani. Numerosi sono anche i nomi dei  personaggi citati nelle lettere, tra i quali spicca quello di Alessandro Manzoni, venuto in visita a Firenze nel giugno 1864, dove fu ospite proprio nel palazzo di Capponi.

Ma emergono anche tristi vicende private come la morte, nel febbraio 1860, del genero di Capponi per cui Tommaseo scrive l’iscrizione sepolcrale, o altri lutti familiari. Nell’aprile 1863 scompare anche una figura centrale dell’ambiente culturale fiorentino della prima metà dell’Ottocento, Giovan Pietro Vieusseux, a proposito del quale Tommaseo scrive in una lettera risalente all’aprile-maggio di quell’anno: “Della vita del signor Pietro buona parte è la vita dell’Antologia, e la vita dell’Antologia è parte della vita intellettuale toscana in que’ dodici anni”.

Non mancano nemmeno piccoli problemi relativi alla vita di ogni giorno come quando Tommaseo, nel giugno del ’64, chiede all’amico, consigliere comunale, di far “raccomodare” il lastrico del Lungarno delle Grazie che gli creava problemi quando usciva di casa.

Per concludere, occorre aggiungere che si tratta di un’edizione impeccabile: tutte le lettere, accuratamente descritte, sono corredate da numerose note informative, anche attraverso il controllo incrociato di altri carteggi.

[In “l’immaginazione”, n. 336, luglio-agosto 2023, pp. 57-58]

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