a cura di Gianluca Virgilio
Papà mi ha rilasciato la seguente intervista nel luglio 1999, ad un anno dalla pubblicazione delle Memorie di Galatina. Mezzosecolo di storia meridionalistica e d’Italia, Congedo Editore, Galatina 1998; un libro che avevo aiutato a comporre, mettendo insieme gli articoli ch’egli era venuto pubblicando negli anni Settanta e Ottanta, qualcuno su “Il Galatino” di Antonio Antonaci, ma perlopiù sul “Corriere” di Carlo Caggia.
Ci mettevamo a sedere nel suo studio, io armato di registratore, lui pronto ad assecondare la mia curiosità e piacevolmente disposto a raccontare. Poi trascrivevo al computer il suo racconto, lo stampavo e glielo sottoponevo per una revisione generale. Così è nata questa intervista, che per dieci anni è rimasta inedita. In essa, come il lettore leggerà, Giuseppe Virgilio racconta la sua vita in modo forse più diretto rispetto alle Memorie, spiegando di esse le implicazioni autobiografiche e le motivazioni politiche.
Mio padre è morto all’età di ottantotto anni il 16 luglio 2009. Per me, tirare fuori dal cassetto questa intervista di dieci anni fa*, ha significato risentire la sua voce, riandare alle nostre conversazioni. Ma non è questo che mi ha indotto a pubblicarla. Ho ritenuto, invece, che il suo contenuto potesse interessare non pochi che vogliano conoscere ambienti, umori, idee di un lontano Novecento salentino ed in particolare galatinese, quello di cui conservava memoria mio padre, la fine degli anni Venti, gli anni Trenta, gli anni Quaranta, un tempo che, senza la voce delle persone anziane, come già era mio padre quando mi rilasciò questa intervista, rimarrebbe inattingibile e ignoto, se non nelle pagine della ricerca storica. Mio padre aveva una fiducia immensa nelle potenzialità del racconto, in fondo credeva che esso potesse cambiare il mondo. Non so se è un insegnamento, o forse solo una credenza, ma io penso che avesse ragione.
- Si allude alla prima pubblicazione di questa intervista nel sito unigalatina.it, oggi oscurato.
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Per cominciare, vuoi spiegare perché il sottotitolo delle tue Memorie di Galatina reca Mezzosecolo…, cioè una parola sola, e non Mezzo secolo…, due parole, come sembrerebbe di dover leggere?
L’espressione Mezzosecolo è nata in area gobettiana. Gobetti nasce nel 1901, cioè in età giolittiana, e muore nel 1926, in piena epoca fascista. Gli eredi in senso spirituale di Gobetti si sono riallacciati alla breve vita del loro padre spirituale, per continuarla, quando hanno incominciato a pubblicare alla fine degli anni Settanta la rivista “Mezzosecolo”.