Tutte queste cose le ha spiegate per bene Naomi Klein nel suo libro Shock economy, con sottotitolo L’ascesa del capitalismo dei disastri, Rizzoli 2007, continuamente ristampato fino ad oggi; un libro fondamentale per capire la storia recente, nella quale la teoria di Friedman, che la Klien definisce “dottrina dello shock”, è stata applicata molto spesso, sul modello della vecchia psichiatria che si serviva dell’elettroshock per fare tabula rasa della mente del paziente. Bisogna approfittare di ogni crisi per far soldi (ecco perché si sente sempre parlare di crisi!), e se la crisi non c’è, bisogna fare in modo che ci sia, anche a costo di crearla ad arte. La scrittrice canadese passa in rassegna tutte le principali crisi che si sono avvicendate negli ultimi cinquant’anni, dal Cile di Salvator Allende agli altri paesi del Cono del Sud dell’America latina (Argentina, Paraguay e Uruguay), dalla guerra in Iraq allo tsunami dello Sri-Lanka, dall’uragano Katrina alla Russia di Eltsin e al conflitto perenne tra Israele e i Palestinesi (ma nel libro si parla di molto altro ancora). Lo schema non cambia mai: si deve produrre una sorta di tabula rasa nella società distrutta, in modo tale che gli speculatori privati (ovvero le grandi multinazionali, le grandi compagnie, i fondi di investimento, i super ricchi) abbiano mano libera per privatizzare il privatizzabile, sottraendo così ai popoli i più elementari mezzi di sostentamento. E’ quanto è avvenuto nella storia recente e spiega bene la grande scandalosa diseguaglianza sociale presente oggi nel mondo. Leggete la Klein e poi chiedetevi: può piacerci un mondo del genere?
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