Piergiorgio Giacchè, docente di Antropologia del teatro e dello spettacolo all’Università di Perugia, nella sua relazione Carmelo Bene e l’altra eresia, mette in luce, a partire dal famoso «monologo dei cretini» di Nostra Signora dei Turchi, la visione che l’artista elabora del binomio Arte-Fede che è alla base dello «strato sud-cosciente» di una cultura, quella del Meridione, eretica, che «non ha ragione ma regala una visione». Puntualizza poi come il Salento, in quanto finis terrae, goda di una posizione territoriale preferenziale per praticare una tensione verso un altro infinito che può diventare ex-stasis e tradursi di conseguenza in forza conoscitiva ed espressiva.
Franco Chiarello, professore di Sociologia economica presso l’Università di Bari, esplica il pensiero sulla realtà economica mediterranea di Franco Cassano nel contributo Le anatre e i conigli. Il Mediterraneo secondo Franco Cassano. Cassano si è occupato del Meridione in libri come Il pensiero meridiano (1996) e L’Italia da ritrovare (1998), in cui ha espresso un giudizio critico nei confronti delle derive fondamentaliste della globalizzazione. Questo modello economico non è sostenibile nella dimensione ecologica e in quella umana, come dimostrano le realtà del Sud del Mondo, di cui fa parte, secondo l’autore, anche il Mediterraneo, «un “pluriverso” irriducibile di popoli, di lingue, di espressioni artistiche e di religioni», il cui «patrimonio appare gravemente compromesso dal trionfo universale del neo-liberismo». Per ricostruire una prospettiva mediterranea sarebbe necessario recuperare un modello di «modernità temperata» che unisca mercato e protezione sociale, competizione e solidarietà.
Stefano De Matteis, professore di Antropologia culturale presso l’Università di Roma Tre, presenta I voli di San Giuseppe da Copertino, de Martino e il Sud, contributo in cui offre una lettura trasversale della visione che Carmelo Bene, Carlo Levi ed Ernesto de Martino hanno elaborato sul Sud Italia. L’analisi, partendo dalla peculiarità dei voli di San Giuseppe Desa, critica la linea economica secondo la quale il Meridione possa considerare come uniche fonti di ricchezza le attrazioni turistiche, e mette in luce la necessaria importanza della «decolonizzazione» del Sud del Mondo rispetto al Nord, che si può concretizzare unicamente nella difesa identitaria dei luoghi e dei popoli.
Francesco Ceraolo, docente di Discipline dello spettacolo presso l’Università del Salento, sviluppa, in Bene, Gramsci, Leopardi. Il melodramma e la «società stretta», un excursus che lega Carmelo Bene, Antonio Gramsci e Giacomo Leopardi attraverso la loro comune intuizione circa la natura della società italiana. Carmelo Bene, come chiaramente espresso in Contro il cinema (2011), realizza un cinema che sia «musica per gli occhi», ossia oltre le convenzioni cinematografiche e capace di recuperare piuttosto «la musica, intesa come medium dell’inesprimibile», e quindi, ad esempio, la forza espressiva del melodramma verdiano. L’operazione artistica deriva dalla consapevolezza che la cultura ottocentesca italiana non sia fondata sul romanzo ma, appunto, sul melodramma. Tale idea appare già nel pensiero di Antonio Gramsci che nel 1934 riconosce nella «prossimità tra melodramma e “cinematografo” un carattere tipico della cultura italiana» che sarebbe «la conseguenza della mancanza di una forte idea di stato-nazione», concetto proprio anche di Giacomo Leopardi che, nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani (1824), segnala l’assenza di una «società stretta», ovvero un tessuto sociale connettivo in Italia.
Franco Vitelli, professore di Letteratura italiana presso l’Università di Bari, con il contributo Legare i fili in ricordo di Vittore Fiore, presenta la figura dell’intellettuale pugliese, attento alla questione meridionale che reputava possibile da risolvere solo con un «approccio multidisciplinare», come dimostra egli stesso nella sua capacità di tradurre in poesia le proprie riflessioni economico-politiche.
Antonio Errico, scrittore e dirigente scolastico, propone, nell’intervento Grazie agli eretici salentini, una visione d’insieme di intellettuali pugliesi che hanno espresso, con la loro voce poetica, una prospettiva eretica sul Sud. Le personalità citate sono Vittorio Bodini, Antonio Verri, Salvatore Toma e Claudia Ruggeri.
Nella seconda sezione del volume sono raccolte le interviste a diverse personalità attive in ambito artistico o letterario. Il giornalista e scrittore Goffredo Fofi esamina la possibilità di una connessione tra Carmelo Bene e Franco Cassano; l’attore e regista Roberto Latini, rievocando la propria esperienza nella fruizione dell’opera beniana, ne mette in luce la natura problematizzante, che apre questioni senza avere la pretesa di chiuderle; l’artista Luigi Presicce riflette sulla difficile individuazione di eredi della poetica beniana; l’artista Orodè Deoro sottolinea l’invito di Carmelo Bene alla sperimentazione estatica attraverso l’arte ed esclude la presenza di figure che abbiano pienamente accolto l’eredità dell’autore; Miguel Angel Valdivia, artista e illustratore messicano, offre una visione del Sud come spazio magico e metafisico, prospettiva maturata nel rapporto che ha intessuto con il Meridione mediante l’espressione artistica e la lettura di Carmelo Bene; Franco Ungaro analizza i punti di contatto tra A boccaperta di Carmelo Bene e Il divino inciampare di Miguel Angel Valdivia; il regista Matteo Bavera visualizza le molteplici modalità in cui il Sud è entrato nell’immaginario beniano.
Il volume, per via della chiarezza e della completezza degli approfondimenti, si presenta come un perfetto spunto di lettura per tutti coloro che siano interessati ad avvicinarsi alla letteratura meridionalistica ed in particolare al contributo letterario e artistico che Carmelo Bene ha offerto sulla questione.
[Carmelo Bene e altre eresie, a cura di Franco Ungaro, Calimera, Kurumuny, 2022, pp. 184, € 15.00 – ISBN 9788898773688]