Manco p’ a capa 154. La pesca industriale e la distruzione del capitale naturale

Tranquilli, ci sono anche i sì: sì a agricoltura intensiva, pesticidi, strascico, cementificazione, uso del suolo, grandi opere costosissime e inutili, centrali nucleari, inceneritori, distruzione del capitale naturale. Si nega la nostra responsabilità del cambiamento climatico (un’ideologia) e si punta sulla crescita infinita del capitale economico senza tener conto della decrescita del capitale naturale (sana economia). E’ un crimine sostenere i disoccupati con il reddito di cittadinanza, ma va benissimo dare soldi pubblici a chi distrugge le risorse naturali.
Gli industriali chiedono al governo di far pagare le tasse: l’industriale onesto che paga le tasse si trova a competere con l’industriale furbo che non le paga e che, quindi, sostiene costi inferiori: concorrenza sleale. Che fesseria: le tasse sono il pizzo di stato! I governi precedenti, quelli delle tasse, sono la mafia. Ora la si vuole abolire, abolendo le tasse. Vabbè, non proprio. Qualcuno le deve pagare, ma chi può non pagarle è bene che non le paghi. La flat tax non va bene per i lavoratori dipendenti, è ovvio.
In democrazia vince la maggioranza. Se una porzione significativa di italiani non paga le tasse in proporzione al suo reddito, come da Costituzione, un’offerta politica che sostenga che, potendo, va bene non pagarle, attirerà un “elettorato di riferimento”. Così come avrà il voto di chi devasta il capitale naturale per trarne guadagno, ricevendo anche sovvenzioni per farlo, pagate con fondi pubblici (le tasse dei fessi che le pagano).
Viene da pensare che si cerchi il consenso di furbi e disonesti, categorie ben nutrite nel nostro paese, stando alle statistiche su evasione e tasso di illegalità. Chi sta dalla parte degli onesti? La sinistra? Non proprio. Ci sono furbacchioni anche lì, e si fanno beccare. La destra è contentissima di poter dire: vedete? anche loro sono così: Soumahoro: buuuu. E’ l’argomento di Craxi: rubiamo tutti, siamo tutti colpevoli e, quindi, siamo tutti innocenti. Se qualcuno dice di non rubare si va subito a cercare e, se si scopre che una volta non ha pagato una multa, lo si crocifigge: ah ah, il moralista! Anche lui ha infranto la legge. Agli onesti cascano le braccia, non trovano politici di riferimento, visto che quelli che ci potrebbero essere sono sottoposti a tali trattamenti di delegittimazione che, alla fine, si dicono: ma chi me lo fa fare? Un conto è scendere in politica per difendere i propri interessi e privilegi: il tornaconto è evidente. Altro conto è andarci per fare quel che è giusto, senza approfittare della situazione. Sono rari gli aspiranti martiri disposti ad immolarsi per il bene comune, senza alcuna ricompensa che non sia una pacca sulle spalle. Così chi vuole garantirsi alcuni privilegi sa benissimo per chi votare, ma “gli altri” non trovano sponde, e entrano nelle schiere del non voto. La democrazia è malata se la maggioranza degli elettori non trova riferimenti politici e non si esprime, lasciando governare una minoranza che si esprime, e che la fotte. La situazione è proverbiale: cornuti e mazziati: eccoci qua. La beatificazione di San Silvio è in corso, così la legittimazione della furbizia sarà compiuta. I furbi ci sono se ci sono i fessi; un paese dove tutti pensano di essere furbi è un paese di fessi. Così ci vedono, da fuori. Quando non ci saranno più pesci e lo stato in bancarotta non avrà più soldi per sovvenzionare la pesca industriale (Alitalia insegna), diventerà chiaro che la furbizia è dei fessi. Previti si è comprato il famoso giudice di Berlino, se la legge persegue i disonesti si grida all’uso politico della giustizia. Orwell era un inguaribile ottimista.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 1° luglio 2023]

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