Coser analizza alcune delle funzioni della violenza e spiega in quali circostanze si presenti la necessità di ricorrervi. La violenza può essere uno strumento di realizzazione per gli strati di popolazione più poveri e senza prospettive di miglioramento, perché «quando tutte le vie di accesso sono sbarrate, la violenza può offrire strade alternative alla realizzazione del successo» (p. 35) e diventa altresì catartica per la frustrazione derivante dall’impotenza e dalla mancanza di mobilità sociale. Il ricorso alla forza permette di conquistare un certo status sociale quando non lo si può raggiungere tramite canali più convenzionali. Similmente la violenza rivoluzionaria rappresenta la possibilità di riottenere la dignità e l’identità fino ad allora negate dagli oppressori; è una forma di «cittadinanza attiva» (p. 38) che permette agli oppressi di essere ‘altro’ rispetto a ciò che sono. La violenza può rappresentare anche un sintomo e una manifestazione di malessere sociale ed è perciò un segnale di pericolo: quando il ricorso alla forza diviene più frequente, nella società si diffondono sentimenti di disadattamento, frustrazione, ansietà ed egoismo. La violenza può, infine, divenire un catalizzatore che porta all’avversione delle masse contro gli abusi di potere da parte delle forze dell’ordine e alla sfiducia nei confronti del patto sociale. E proprio gli abusi di potere rendono ancora attuale il saggio: pochi passi sono stati compiuti in questo ambito dalle repressione violente dei poliziotti bianchi negli anni Sessanta all’attualissimo omicidio di George Floyd, come sottolinea nel proprio commento Denunzio: «l’omicidio in diretta di George Floyd avvenuto il 25 maggio 2020 […] dimostra, purtroppo, a più di cinquant’anni dalla sua formulazione, la tesi di Coser e, con essa, il persistere di quella stessa violenza di Stato, prerogativa non solo della polizia americana». (pp. 24-25)
Il saggio si presenta estremamente interessante e, appunto, attuale. Lo stile è scorrevole e non scontato; ogni tesi è argomentata non soltanto astrattamente tramite riferimenti ai più grandi sociologi della storia, quali Marx, Weber e Simmel, ma anche attraverso esempi concreti di vita quotidiana, quali per esempio delle bande criminali statunitensi. Il ricorso alla doppia argomentazione rende il testo largamente accessibile a un vasto pubblico di lettori, il quale non si limita soltanto a chi ha già conoscenze di sociologia, ma può raggiungere anche a chi vi è estraneo.
Come da titolo, sono solo alcune funzioni sociali della violenza a essere sviscerate, non tutte certamente. Ma l’analisi si presenta esaustiva per gli argomenti ai quali si è limitata. È anche importante la lettura filosofica, oltre che sociologica della violenza: interpretata genericamente come sintomo di malessere, che può comunque essere di diverso tipo, e non come un’innata dostoevskijana inclinazione al male.
La lettura del libro è consigliata poiché permette di leggere in maniera più profonda le ragioni dalle quali si origina la violenza. L’attualità dell’argomento rende il saggio godibile oggi come sessant’anni fa.
[Lewis A. Coser Alcune funzioni sociali della violenza, a cura di Fabrizio Denunzio, Calimera (LE), Kurumuny, 2022, pp. 55, €10.00 – ISBN 97888987739.]