Guardo le tracce dei temi di quest’anno, e i miei neuroni specchio mi proiettano in quella realtà: mi vedo seduto davanti al foglio bianco, con le tracce. Ovviamente cerco i temi che mi sarei aspettato (come, allora, mi aspettavo il Viet Nam). Quali siano i temi è presto detto. Siamo passati dalla siccità alle alluvioni, il cambiamento climatico sta colpendo duramente il paese: la situazione ci dovrebbe indurre qualche pensierino. E poi c’è il Next Generation EU, dedicato proprio ai ragazzi (e ragazze) che stanno sostenendo l’esame, grazie al quale il nostro paese ha ricevuto 209 miliardi per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in gran parte assegnati alla transizione ecologica, i cui pilastri sono la biodiversità e gli ecosistemi, appena entrati nella Costituzione.
Non c’è traccia di tutto questo, nelle tracce. Trovo la Nazione, e il naso di Cleopatra, su cui avrei scritto volentieri, per farmi bocciare di nuovo, offrendo il petto al plotone d’esecuzione. Non avrei usato il naso di Cleopatra, però. Avrei sviluppato un ragionamento analogo: come sarebbe stata la letteratura italiana se Dante fosse riuscito ad entrare nelle grazie di Beatrice (mi piacciono gli eufemismi, e poi la parola trombare non è foriera di buoni giudizi, alla maturità) e Leopardi in quelle di Silvia? O se D’Annunzio fosse stato impotente? Il ruolo delle pulsioni sessuali insoddisfatte o soddisfatte nella storia della letteratura italiana, ecco di cosa avrei scritto. E non solo. Avrei parlato dell’effetto Lewinsky, la stagista che portò Clinton quasi all’incriminazione, per un rapporto che il presidente non considerò pienamente sessuale, ma che scandalizzò gli USA: il presidente ha mentito! Nessuno si scandalizzò per le menzogne di Bush sulle armi di distruzione di massa (che non c’erano) e che portarono a una guerra che ha cambiato il corso della storia.
Mi sarei messo di nuovo nei guai. Nel tempo concesso per scrivere il tema avrei scritto che le tracce sono fuori dal mondo, spiegando perché, proponendo quello che secondo me sarebbe stato degno di profonda discussione, discutendolo. Avrei spiegato che la teoria del caos formalizza in modo elegante la storia del naso di Cleopatra, basta un niente e la storia cambia. Avrei spiegato come la storia corra sui binari dei vincoli degli attrattori ma che sono le contingenze che la determinano, con una bella supercazzola, usando paroloni, paragonando il naso di Cleopatra al battito delle ali di una farfalla. E avrei contestato tutto il sistema educativo dicendo che l’ontogenesi della cultura ne deve ricapitolare la filogenesi, e che l’apprendimento deve essere induttivo. Solo in seguito si passa alle deduzioni astratte. Le astrazioni prive di sostanza, da imparare a memoria, dalle poesie ai teoremi, generano docili automi ricchi di informazioni e poveri di conoscenza. E lo avrei dimostrato sfidando la commissione a ricostruire il cammino dell’acqua che nel nostro corpo diventa plin plin, collegando funzionalmente le strutture degli apparati digerente, circolatorio, respiratorio, ed escretore, alla luce del metabolismo cellulare. Salendo in piedi sulla cattedra come Elliott Gould durante il suo esame ne L’impossibilità di essere normale: bocciato!
Comunque, ragazzi (e ragazze) non seguite il mio esempio, siate subdoli e dite loro quel che vogliono sentirsi dire. A me è andata bene ad essere bocciato, ma non vale la pena rischiare.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 24 giugno 2023]