La parola antagonista dell’avanguardia: Lucini e i futuristi (Parte seconda)

di Antonio Lucio Giannone

Ma la composizione dove il tema dell’antimilitarismo emerge in maniera ancora più forte è il Lai a Melisanda Contessa di Tripoli, forse il testo più riuscito di Lucini nel quale l’impegno civile, politico dell’autore si fonde perfettamente con quello letterario dando vita a un autentico, piccolo capolavoro. E per questa composizione, ancora più che di contronarrazione si può parlare, a nostro avviso, di una vera e propria antistoria d’Italia, in quanto Lucini riesce a offrire un’altra immagine dell’Italia primonovecentesca assai diversa da quella ufficiale, smascherando le reali intenzioni che spingevano la nazione (o, meglio, i suoi governanti) alle conquiste coloniali fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, intenzioni che nemmeno i socialisti o un poeta socialisteggiante come Pascoli, del quale è superfluo citare a questo proposito lo scritto La grande proletaria si è mossa, del 1911, individuarono.

Pubblicato per la prima volta su un periodico, «L’Educazione politica» il 15 gennaio 1902, il Lai, che nella poesia francese medievale è un componimento lirico di argomento amoroso, fa riferimento alla ipotizzata conquista della Libia da parte dell’Italia che sembrava dovesse avvenire allora anche in base a un accordo di spartizione italo-francese delle zone del Nord Africa (la Libia all’Italia, il Marocco alla Francia), mentre, come si sa, essa avvenne in effetti qualche anno dopo, nel 1911. Ebbene, qui Lucini non ricorre più al “tipo” che utilizza in altre composizioni (il “giovane eroe”, la “cortigianetta”, il “giovane signore”, ecc.), ma si serve, come protagonista, di una figura storica, il poeta provenzale Jaufré Rudel, famoso per il suo amor de lonh nei confronti di Melisenda (o Melisanda, come scrive Lucini), contessa di Tripoli, di cui si era invaghito “per audita”, cioè sentendone parlare. Giunto a Tripoli però, ammalatosi durante il viaggio, spirò tra le braccia di lei. Questa figura si prestava benissimo a diventare quasi il simbolo di un amore romanticamente inteso e infatti nell’Ottocento europeo ebbe grande fortuna. Alcuni poeti, come Heine e Carducci, lo cantarono in poesie che diventarono ben presto celebri e che vengono qui rievocate.

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