di Ferdinando Boero
Le specie si riconoscono tra loro quando si incontrano e interagiscono, e sanno leggere le condizioni dell’ambiente circostante, ma non hanno contezza di come funzionino gli ecosistemi, e non percepiscono ciò che va oltre i loro sensi. Noi siamo in grado di farlo, possiamo cambiare in modo pervasivo quel che ci circonda e abbiamo colonizzato l’intero pianeta, modificandolo grazie alla conoscenza, e all’ignoranza. Alcune conoscenze sono patrimonio comune: la terra è rotonda, gira attorno al sole, è coperta per il 71% dall’oceano globale e il pianeta è vivo perché c’è l’oceano: lo sappiamo tutti. Stentiamo a renderci conto, però, che l’oceano è un volume e, se moltiplichiamo quel 71% per la profondità media della massa oceanica, risulta che più del 90% dello spazio abitato dalla vita è oceano, e la maggioranza di quello spazio è al buio, dove la fotosintesi è impossibile. Gli abitanti dell’immensità oceanica vivono sospesi nell’acqua: squali, cetacei, pesci, pinguini, meduse, calamari…. sono tutti carnivori. Lo stesso vale se scendiamo in profondità, nel buio. Come possono esistere ecosistemi costituiti solo da carnivori che si mangiano tra loro? Dove sono le piante? Le alghe e le piante marine costiere sono importantissime sottocosta, ma non sostengono i fenomeni vitali della massa oceanica. E dove sono gli erbivori? Sono pochi i pesci erbivori. Cosa sostiene gli ecosistemi apparentemente dominati dai carnivori? La risposta è nei cicli biologici.