di Giuseppe Virgilio
5. Aporìe della riforma gentiliana
Il 24 novembre 1922, quando il fascismo è già al potere da un mese, si legge ne “Il Pensiero” la seguente nota: la Commissione Esecutiva dell’Unione ha demandato l’opposizione del Governo alle pretese della Giunta Provinciale di Trento, che vorrebbe il ritorno alla legislazione austriaca e l’esclusione dall’insegnamento delle maestre coniugate”; inoltre leggiamo il seguente telegramma: “Mussolini-Roma. Congresso Unione Magistrale saluta in voi maestro capo del Governo nuova Italia”.
Dopo Croce, Corbino ed Anile, sale al ministero della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile. “Il Pensiero” intanto accentua i toni della sua battaglia sindacale, salariale e dell’edilizia scolastica. Col titolo Il Ministero Mussolini si legge nell’editoriale del 3 novembre 1922: “Abbiamo veramente e finalmente un Governo? Questo della scuola è il servizio nazionale meno bacato, e ciò solo per virtù e patriottismo degli insegnanti; ma è necessario 1) che il Governo difenda la scuola nazionale dai tentativi distruttori del Partito popolare; 2) che la scuola elementare e popolare sia meglio curata e più diffusa. E’ questo l’unico servizio di Stato sul quale non si possono fare economie, ma richiede maggiori spese, sia pure con sacrifici finanziari …(…)… E l’editoriale del 16 novembre 1923 col titolo La scuola ai Comuni? analizza una relazione sulle questioni scolastiche del commendatore Lombardo-Radice ed osserva …(…)… E la primitiva [questione] che si presenta, è proprio quella riguardante il ritorno delle scuole elementari ai Comuni, che è uno dei capisaldi del programma del partito popolare italiano …(…)… L’istruzione obbligatoria è di così alta importanza nazionale, ed anche umana, che deve assolutamente affidarsi a chi ha i mezzi e la volontà di curarla adeguatamente; se la si lascia al povero ed a colui che non l’ama e non ne intende il supremo bisogno, essa non darà i necessari frutti, ed aumenterà la dolorosa piaga dell’analfabetismo, che è il maggior danno e disonore della patria …(…)… A questo punto interviene la rottura tra l’Unione magistrale ed il Ministro Giovanni Gentile, tanto che, quando il Consiglio dei ministri approva il decreto che definisce, migliorandola, la posizione economica di tutte le categorie degli impiegati, escludendone i maestri, il Presidente dell’Unione Riccardo Compagnoni chiede ed ottiene udienza dal Capo del Governo. Tre sono gli argomenti della discussione secondo il resoconto registrato da “Il Pensiero” del 19 dicembre 1923: 1) Posizione sindacale dell’Unione; 2) riforma scolastica in corso. Circa il primo tema Mussolini accusa l’Unione di sovversivismo demagogico e bolscevico in quanto sospettata di alleanza con la Confederazione generale del lavoro; circa il secondo argomento si disputa sull’eterna questione della figura giuridica del maestro, se cioè debba essere considerato impiegato dello Stato ovvero impiegato comunale, e si giunge alla generica conclusione di perequarne la condizione economica a quella degli impiegati; circa il terzo tema Mussolini chiese che gli fosse fornito un memoriale espositivo del pensiero dell’Unione. Il memoriale venne presentato all’inizio del 1924.