di Ferdinando Boero
Ogni tanto i prof. universitari presentano la loro facoltà ai liceali, per “orientarli” nel percorso di formazione dopo la maturità. A uno di questi incontri, prima di me, parla un prof. di una facoltà che non voglio nominare. Dice: non importa quale branca sceglierete nella mia facoltà, l’importante è acquisire la nostra mentalità, il nostro approccio metodologico. Se si dà un problema a un nostro laureato/a, lui/lei lo risolve. Tocca a me parlare della facoltà di scienze. Se date un problema a un nostro laureato, dico, lui ne trova altri tre. E ne trova trenta se il problema è stato già “risolto” da laureati di diversa formazione.
La necessità di effettuare una transizione ecologica deriva dalle innumerevoli “soluzioni” che hanno creato moltissimi problemi perché l’approccio “risolutore” non ha mai tenuto conto delle conseguenze delle soluzioni stesse. E, indovinate un po’ chi si presenta per risolvere i problemi? Ma è chiaro! Quelli che li hanno creati. Loro hanno sempre una soluzione.
Jerome K. Jerome, in Tre Uomini in Barca, racconta del vecchietto a cui un gruppo di viandanti chiede come sarà il tempo, in un giorno buio di nuvole. Schiarirà di sicuro, dice il vecchietto. I viandanti, rassicurati, partono per la scampagnata e sono sorpresi da un terribile temporale. Poveretto, dicono, ha fatto del suo meglio a prevedere buon tempo. Se invece il vecchietto predice la tempesta, e questa arriva quando il gruppo è lontano da ogni riparo, lo maledicono: è stata la sua predizione a far arrivare il temporale.
Ci piace essere rassicurati e non ci piacciono le cattive notizie. Ora siamo pronti per capire come mai Silvio Berlusconi continua ad essere così popolare nonostante tutto. Ha sempre promesso meraviglie, proposto miracolistiche soluzioni, e ha sempre ostentato un inguaribile ottimismo.