di Pietro Giannini
Dovrei dire Giovanni, ma il ricordo avrebbe un sapore eccessivamente privato. Ed anche se la dimensione privata non può essere sottaciuta, essa acquista, per il ruolo che il protagonista ha ricoperto, una valenza pubblica, cittadina.
Giovanni Sabato dichiarava apertamente che era farmacista per professione ma politico per passione. E nella politica si è gettato anima e corpo, come si dice. Ci si può chiedere per quale ragione uno si dedica alla politica. Tra le tante risposte che, più o meno sinceramente, si possono dare una è che la politica consente di fare, di realizzare. La politica non è il regno delle parole o delle elucubrazioni, ma dell’azione. E Giovanni Sabato è stato sempre impegnato a fare, a realizzare nell’interesse della città. Fin dagli inizi, nel Partito Liberale, al seguito del Senatore Finizzi (un liberale vero, che rivendicò la sua piena autonomia dal partito in occasione della legge sul divorzio), fino all’approdo nella Democrazia Cristiana, che corrispondeva meglio alle sue idee, che gli derivavano dalla formazione familiare, ancorata saldamente ai valori cristiani. Nella D.C. ebbe, come gli stesso dichiarava, due maestri: Beniamino De Maria e Nicola Quarta. E nella D.C. percorse il suo cursus honorum, allora richiesto per poter esercitare l’attività politica che, come ogni ‘mestiere’, ha bisogno di una adeguata predisposizione, di una buona preparazione, ma anche di una solida esperienza. Un requisito che oggi non è più considerato essenziale.