di Giuseppe Virgilio
Il secolo diciannovesimo si chiudeva, nonostante ci fosse stato un dibattito pedagogico vivace e di primo ordine, con la sconfitta del moderatismo liberale che era stato incapace di sottrarre alla Chiesa ed alle forze reazionarie il controllo esclusivo e l’educazione della cultura popolare.
Invano il Pestalozzi aveva predicato esservi alla base della educazione del lavoro il principio che è solo la vita ad educare, quando essa svolge momenti diconcentrazione attiva della personalità; invano Gino Capponi aveva sostenuto contro l’educazione gesuitica che la grande legge del secolo era quella uguaglianza civile che promuove e garantisce l’ universalità dell’ educazione e nell’educando, lungi dallo svolgere l’indole di un uomo secondo il genio di un altro e per fini che trascendono la sua natura, realizza invece il principio che il fine dell’uomo è nell’uomo stesso. E sorte migliore non aveva avuto Raffaello Lambruschini, che aveva cercato di conciliare il rapporto autorità-libertà come rapporto della coscienza che accoglie e rispetta la legge e della legge che rispetta la coscienza a patto che l’una, l’autorità, cessi di essere orgoglio che adora la volontà propria, e l’altra, la libertà, non sia orgoglio che calpesta la volontà altrui.
Ma la cultura pedagogica del diciannovesimo secolo si arricchì anche di contenuti positivistici. L’intuizione educativa di Aristide Gabelli, per esempio, si fonda sul valore dato alla capacità formativa delle materie strumentali in quanto esse, richiedendo sforzo, stimolano l’attività della mente e diventano espressione della maggiore certezza, la certezza cioè della legge morale.
Non riesco a vedere la seconda parte come posso fare? grazie
https://www.iuncturae.eu/2023/06/17/memorie-di-galatina-mezzosecolo-di-storia-meridionalistica-e-ditalia-19-la-scuola-popolare-a-galatina-ed-il-pensiero-di-pietro-de-marianis-parte-seconda/