di Antonio Lucio Giannone
4. Ma Fabiani ha continuato a manifestare anche nei successivi interventi un’aperta, davvero inspiegabile, avversione, una vera e propria ostilità anzi nei confronti di Montale che si protrae fino alla morte del poeta. Il 27 marzo 1971, l’anno dell’uscita di Satura, egli infatti si rifà vivo sempre su “Gente” con un articolo, dal titolo Una stupenda elegia, che compare invece nella citata Bibliografia degli scritti su Eugenio Montale (1925-2008), una sorta di recensione del quarto libro montaliano del quale però costituisce quasi una stroncatura. Infatti Fabiani salva solo le due sezioni, Xenia 1 e Xenia 2, di questo libro che – scrive ‒ è «per fortuna mosso nella prima parte e in alcuni componimenti delle altre, dalla rievocazione invero molto umana, dalla figura della moglie» ed è «valido e libero dai tic proprio in quelle pagine in cui la poesia montaliana si fa elegia, rimpianto per quella donna spiritosa e miope»1. Per il resto, invece, ‒ sostiene ‒ si tratta di
esercitazioni ironiche e pseudofilosofiche che non convincono, anche perché dal punto di vista formale ci appaiono come componimenti di un colto e bravo letterato di provincia che in vita sua abbia letto sempre e soltanto Montale e che si trovi, a settant’anni, davanti a uno spettacolo (la confusione della contestazione) al quale non abbia da contrapporre motivi interiori e idee profonde, motivi e idee che improvvisare non è possibile, quando si sia restati per vocazione letteraria o per calcolo, al margine del dramma umano e delle realtà spirituali2.