di Ferdinando Boero
Quando Beppe Grillo iniziò a fare politica scrissi due articoli, dicendo che era un “mostro” (https://www.internazionale.it/opinione/ferdinando-boero/2013/03/07/i-mostri-sono-tra-noi) in via di evoluzione (https://www.internazionale.it/opinione/ferdinando-boero/2013/06/25/levoluzione-del-mostro), gli scrissi anche, a un indirizzo del Movimento. Suona il telefono; pronto, sono Beppe. Beppe chi? Grillo, no? Parlammo un po’ e ci ripromettemmo di incontrarci. Avvenne a Lecce durante la campagna elettorale, e gli diedi anche una copia del mio libro Economia Senza Natura: La Grande Truffa (https://www.codiceedizioni.it/libri/economia-senza-natura-la-grande-truffa-ferdinando-boero-codice-edizioni/). Lo incontrai ancora una volta, sempre a Lecce, ad un suo spettacolo, e mi invitò a cena. Poi basta.
Tutti dicono che sia populista. I populisti assecondano il sentire del popolo, proponendogli quel che “vuole” sentirsi dire. In quel periodo il popolo non ne poteva più della Casta, descritta in un famoso libro. Grillo aveva anche identificato il problema ambientale e proponeva, per ridere un po’, soluzioni verso la sostenibilità. Aveva riconosciuto l’assurdità delle delocalizzazioni e le loro conseguenze. Sempre per ridere.