di Antonio Errico
Letteratura è quel territorio che ognuno attraversa ed esplora come vuole, con i mezzi che vuole, con lo sguardo che vuole. Senza preconcetti, senza categorie definite a priori. Dei fatti che riguardano la letteratura, che riguardano l’arte in genere, ognuno ha una propria idea che deriva dalla formazione, dall’immaginario, dal tempo e dal luogo in cui vive, da quello che assume come valore, dall’importanza che attribuisce alla forma e alla sostanza, dalla prospettiva da cui osserva e interpreta il reale e l’irreale, la (le) verità e la finzione, dalla visione del mondo, dai metodi che adotta per l’interpretazione dei fenomeni, dai significati che considera più rilevanti, dalle impressioni, dai gusti, dai fondamenti della disciplina con la quale cerca di rispondere alla domanda – se si pone da un punto di vista disciplinare -, perché la filologia dice che la letteratura sia una cosa, la sociologia che sia un’altra, la psicologia un’altra ancora.
Allora, chiunque, se vuole, ha facoltà di sostenere che sarebbe anche ora di dire basta alla lettura di Verga, per esempio, come ha fatto Susanna Tamaro. E’ l’ opinione rispettabilissima di un libero lettore, che ha una sua idea di letteratura, di funzione dei classici, di priorità nella selezione delle letture. Opinioni di questo genere, oltretutto, si ripropongono ciclicamente. Innumerevoli volte, per esempio, si è detto basta alla lettura di Manzoni. Però nessuno può permettersi di negare che i romanzi di Verga e quello di Manzoni costituiscano rappresentazioni di civiltà, per cui se non si leggono non si comprendono le forme delle civiltà che rappresentano.
Forse con questo problema ci si dovrebbe confrontare diversamente. Non discutendo su quello che si deve togliere ma, semmai, su quello che si dovrebbe aggiungere: compresi i libri di Susanna Tamaro. Nella consapevolezza che la lettura è una di quelle esperienze che si potrebbero dire infinite.
Che cosa leggere, allora.
Abbiamo capolavori letterari nel nostro presente e capolavori letterari del passato con i quali conosciamo forse meglio la storia che attraverso saggi e manuali. Se la scuola ci ha aiutato a leggere i classici, affinato il gusto, possiamo continuare per conto nostro, magari rileggendo Dostoevskij o Verga in età avanzata, altrimenti saremo in balia del mercato.