di Guglielmo Forges Davanzati
Sulle colonne di questo giornale, Sergio Fontana invita in giovani meridionali a non emigrare e la politica a farsi carico di una migliore istruzione, legata al mercato del lavoro, per prevenire appunto nuovi flussi migratori. Fontana cita dati riferiti alle buone performance del Sud, appellandosi alla volontà di “fare impresa” come attrattore di giovani nelle nostre Regioni. Il tema è suggestivo, sebbene non nuovo, ma aperto più a ombre che a luci. Vediamo perché, concentrandoci sull’esperienza recente delle start up nelle nostre aree. Per molti anni la Puglia è stata indicata dai media nazionali come uno dei territori più interessanti nell’ottica dello sviluppo dell’innovazione, delle startup e dell’autoimprenditorialità, come un modello di “California del Sud”. I bandi “Principi Attivi”, “PIN” e “Nidi” che, seppur non pensati esclusivamente per il sostegno agli ecosistemi dell’innovazione e alle startup innovative, hanno rappresentato un consistente utilizzo di risorse pubbliche (spesso di derivazione comunitaria) volte a promuovere una visione dinamica e proiettata verso il sistema d’impresa regionale. Presso l’Università del Salento è stata condotta una ricerca sui risultati conseguiti. E’ stata avviata fra il maggio e il luglio del 2016 e confrontata con i dati più recenti che emergono dai bollettini trimestrali del Mise sullo stato delle startup innovative in Puglia. Ecco gli aspetti più rilevanti.