Il boom turistico e il diritto alla casa e allo studio

di Guglielmo Forges Davanzati

Nella nostra regione, Bari e (soprattutto) Lecce hanno subito, negli ultimi venti anni in particolare, un processo di turistizzazione, ovvero di crescita disordinata di afflussi turistici che, molto spesso, hanno deturpato il paesaggio e l’ambiente locale, con un forte impatto antropico sul territorio, senza produrre le condizioni per una crescita autopropulsiva di lungo periodo. Il problema degli affitti agli studenti ne è un triste corollario. Ricerche effettuate dall’Università del Salento hanno messo in evidenza che, a metà degli anni Duemila, in particolare nel 2005, esistevano, a Lecce, ben 92 bed and breakfast e che (su fonte AirBnb), ad oggi esistono ben 1733 annunci per locazioni di breve termine. Si tratta molto spesso di strutture di accoglienza formate da interi appartamenti e non solo da singole stanze per la notte. E’ evidente, in questo scenario, che l’offerta per gli studenti – e dunque, la tutela del duplice diritto costituzionale allo studio e alla casa – ne risente, in quanto si riduce drasticamente. Infatti, su fonte Agenzia delle Entrate, i costi di locazione residenziali a Lecce sono aumentati del 23% dal 2014 al 2021 nel solo centro storico, trascinando con sé aumenti in tutti i quartieri della città. In più, la turistizzazione della Puglia accresce le diseguaglianze distributive interne, come certificato dall’aumento rilevante delle rendite fondiarie dei pochi proprietari di B&B nelle nostre città, spesso proprio a danno degli studenti, costretti – quasi sempre a nero – a lavorare nei lidi balneari e nei ristoranti. Ciò accade in un contesto nel quale la spesa pubblica per “housing sociale” è, in Italia, di gran lunga inferiore alla media europea e le tasse di iscrizione all’Università sono maggiori.

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