Abbiamo centinaia di miliardi per la transizione ecologica, ma non c’è una strategia per realizzarla, non c’è un partito che metta l’ambiente al primo posto nei suoi programmi, anche se è al primo posto, in teoria, nel PNRR. Grillo chiese il Ministero della Transizione Ecologica, assegnandogli molto potere decisionale. Il Ministero dell’Ambiente non contava molto, mentre il PNRR richiede che tutte le misure passino un vaglio ecologico, che guidi una transizione che dovrebbe essere ecologica. Il ministro scelto dai 5S oggi guida la più grande fabbrica di armi del paese, il che la dice lunga sulla sua visione del mondo: dalla transizione ecologica è transitato agli armamenti e al nucleare. Immodestamente, mi sentirei di dirigere un Istituto Nazionale della Biodiversità (tranquilli, non lo posso fare: sono in pensione) ma sono inadeguato persino come usciere presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Grillo aveva ben chiaro COSA fare, ma aveva idee confuse su COME farlo, e a CHI affidare il compito. Il PD non si è mai curato di ambiente, e la questione ambientale non è nelle corde della destra anche se, a onor del vero, l’istituzione di un Ministero del Mare indica una volontà di prendersi cura di una porzione del nostro “territorio” mai considerata in modo serio dalle nostre politiche di sviluppo.
Non dico che il 40% degli italiani che non votano voterebbe un partito di competenti che si prefigga di armonizzare l’economia con l’ecologia, ma penso che moltissimi giovani si riconoscerebbero in posizioni del genere. Il partito, però, non c’è.
Mi occupo di biodiversità ed ecosistemi, e ho letto con attenzione le linee guida in base alle quali la Commissione Europea ci ha assegnato fondi ingentissimi. Dicono che la biodiversità deve essere trasversale a tutte le iniziative. Ne sentite mai parlare? Quanto è presente nei dibattiti politici? Certo, l’abbiamo messa nell’art. 9 della Costituzione, assieme agli ecosistemi, l’altro pilastro della transizione ecologica, ma questi concetti non fanno parte della nostra cultura, non sono approfonditi nei percorsi di formazione, e sono considerati “romanticherie” quando si passa alle cose serie. Le cose serie ci dicono che questa ignoranza ci sta costando vite umane e ingentissimi costi economici: non ci può essere buona economia senza buona ecologia. Giorgio Almirante era un fine polemista e, pur essendo agli antipodi del suo pensiero, lo ricordo con ammirazione quando diceva a incauti interlocutori: lei è un ignorante… nel senso che ignora… e poi passava a spiegare quel che l’interlocutore non sapeva, dimostrandosi ignorante. La nostra classe politica è ignorante, in campo ambientale. E quindi abbiamo politici ignoranti che affrontano un compito, la transizione ecologica, che esula dalle loro competenze. Ognuno ha il governo che si merita, in democrazia: l’ignoranza degli eletti è il prodotto dell’ignoranza degli elettori. Se affideremo la transizione ecologica agli ignoranti avremo toppe peggiori del buco. Costruire un’offerta politica che non c’è non è semplice, anche in presenza di una forte domanda di competenze. Il miracolo del M5S che, dal nulla, ha vinto le elezioni, non è facilmente replicabile. Un bacino elettorale potenziale non trova espressione, e non si tratta di destra o sinistra: l’incompetenza è trasversale. Madre Natura è, appunto, una mamma. Le mamme non sono di destra o di sinistra. Senza mamme non c’è futuro, come non ce n’è se devastiamo Madre Natura. Credo che l’ignoranza ambientale sia il problema numero uno, e non mi viene in mente un problema numero due. Diceva Don Abbondio: “Certo il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, e lo stesso vale per le competenze in campo ecologico: non vengono dal nulla.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 17 maggio 2023]