Poi Carlo Rovelli puntualizza, spiega qual è l’errore che commette il pescatore. Ma molti di noi commettono lo stesso errore. Anche se conoscono Copernico. Molti di noi parlano di tramonti, pur sapendo che il sole non si muove. Tutti parliamo dei tramonti. Neppure ci sfiora il sospetto che non esistano i tramonti. Oltretutto dovremmo cancellare una percentuale altissima della pittura, della letteratura, della canzone. Rinunciare a molto sentimento. A molta memoria. I tramonti esistono, anche se conosciamo cosa dice la scienza. Esistono anche per lo scienziato, che accetta lo stupore nei confronti dei fenomeni e delle espressioni del mondo, considera anche quello che non è razionale, comprensibile, dimostrabile.
Ogni uomo guarda il mondo a
seconda dei bisogni, delle stagioni che vive, dell’istante che vive, delle
esperienze che si ritrova addosso, delle storie che lo coinvolgono, dei fatti
che gli accadono, del sentimento che prevale in un momento. Non lo guarda
sempre allo stesso modo. Può guardarlo con felicità, con disperazione, con
sollievo, con rabbia, con il disincanto della razionalità, con l’incanto
dell’immaginazione. Certamente ci sono situazioni in cui uno scienziato pensa
il verso di una poesia o si fa il segno della croce. Ci sono situazioni in cui
un poeta recupera le sue incerte conoscenze di fisica per spiegarsi perché
dall’albero cade la mela. Ci sono situazioni in cui chi crede che l’universo
sia stato creato da un fiat di Dio, riflette sulle scoperte della scienza per
confermare quello in cui crede o per farsi lacerare dal sospetto che quello in
cui crede sia vero solo in parte o che sia per nulla vero.
Ma la grazia, quasi incredibile, del pensiero, sta nella sua possibilità di
seguire percorsi diversi, a volte apparentemente inconciliabili, di annodare
emozioni, percezioni, sentimenti, conoscenze, competenze di diversa natura e
diversa provenienza, nel combinare contraddizioni senza trasformarle in
conflitti. Si può essere uomo di fede, uomo di scienza, uomo di poesia allo
stesso tempo, semplicemente perché si è uomini. Non c’è nessuna contraddizione.
Ma se ci fosse, allora si potrebbe anche giustificare con l’affermazione, umile
e vanitosa, dell’essere uomini: soltanto uomini.
Realtà reale, realtà immaginaria. Forse gli uomini non potrebbero vivere senza
la consapevolezza dell’una e dell’altra.
Senza la realtà reale
sarebbero incoscienti. Senza la realtà immaginaria sarebbero forse più tristi.
Certamente più tristi.
Mancherebbero i tramonti, agli uomini. Mancherebbero le albe. Ma poi, se
Vittorio Bodini avesse pensato che non esistono i tramonti, se avesse tenuto in
considerazione soltanto la realtà reale delle cose ignorando quella
immaginaria, non avrebbe mai potuto scrivere quei versi che dicono così: “Cade
a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud/un tramonto da bestia macellata./L’aria
è piena di sangue,/e gli ulivi, e le foglie del tabacco,/e ancora non s’accende
un lume”. Ci sarebbero mancati.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 21 maggio 2023]