di Fedinando Boero
La Commissione Europea propone di limitare la pesca a strascico, i pescatori italiani insorgono dicendo che si toglie loro il pane di bocca. Trovano anche sponde politiche che li sostengono. Le risorse ittiche del Mediterraneo sono in via di esaurimento a causa della pesca industriale. Sui banchi delle nostre pescherie arriva pesce allevato e pesce pescato in altri mari. Il pesce mediterraneo è sempre meno. I pescatori dicono che la diminuzione è dovuta a inquinamento e a mille altre cause, non alla pesca. Nelle aree marine protette i pesci tornano e l’unica limitazione riguarda proprio la pesca. Un’area marina protetta non ferma l’inquinamento. Se si riduce l’impatto della pesca, i pesci possono riprendersi: lo abbiamo visto con il tonno rosso. L’applicazione di quote che limitano i prelievi ha permesso la ricostituzione delle popolazioni di una specie che pareva sull’orlo dell’estinzione.
I pescatori sanno che la pesca industriale depaupera le risorse che estraggono dal mare, ma continuano a invocare altre cause per la distruzione del capitale naturale che dovrebbe garantire la loro prosperità economica. Lo strascico ara i fondali, e prende tutto quello che ha rapporti con il fondo. Una buona parte di quel che rimane nella rete è pescato accidentalmente. In Adriatico i pescatori parlavano degli “sporchi” e si riferivano a spugne, molluschi, e alla miriade di altri organismi che abitano i fondali. Prendevano anche aragoste e pesci. Poi, a un certo punto, gli “sporchi” sono scomparsi e, con loro, le prede che tanto erano ambite da chi strascicava i fondali. Quella fauna ittica era prospera perché c’era un ambiente che le permetteva di prosperare.