Sostiene Hinton che l’intelligenza artificiale può spalancare le porte a un’epoca in cui la persona media non sarà più in grado di sapere cosa è vero. L’uomo della strada si riconosce nella persona media, in fondo. Non nell’uomo qualunque, nel qualunquista. Ma nell’uomo medio, che vorrebbe poter continuare a distinguere il falso dal vero, la realtà dalla finzione, l’apparenza dalla sostanza, il superfluo dall’essenziale, ad incastrare i testi nei contesti, ad annodare le cause e gli effetti della Storia e delle storie. Vorrebbe poter continuare a tentare di separare le cose, a distinguere tra quelle giuste e quelle sbagliate, a selezionare le informazioni, i contenuti della formazione, la parola sapiente da quella insipiente. Se l’intelligenza artificiale provoca confusione, annulla le differenze, allora non gli piace.
Ancora Hinton: dice che l’intelligenza artificiale impara molto velocemente, e a differenza degli uomini condivide istantaneamente quel che impara. Se una macchina impara un nuovo compito, altre diecimila, centomila, lo impareranno nello stesso tempo.
Ora, questo non è un bene e non è un male. Dipende da quello che impara e che condivide. Se impara e condivide cose che fanno bene, è una cosa straordinaria. Se impara e condivide cose che fanno male, è una disgrazia di Dio. Se per esempio quello che impara e condivide serve a curare le persone, allora non può essere che un bene senza dubbio alcuno. Se impara e condivide cose che tolgono il lavoro alle persone, allora è un male senza dubbio alcuno.
Dipende da quello che impara. Anche per gli umani vale la stessa cosa. Dipende da quello che imparano. Ogni conoscenza è positiva o negativa in relazione all’uso che se ne fa.
L’uomo della strada a volte ha paura ma non è un pessimista irrazionale. L’uomo della strada ha fiducia nella scienza e nell’uomo che fa lo scienziato. Sa che ci sarà un punto in cui si fermerà. Quando con la sua intelligenza naturale, con la sua coscienza d’uomo si renderà conto che certe applicazioni dell’altra intelligenza, quella artificiale, potrebbero produrre l’esatto contrario dello sviluppo, del benessere, del progresso, a quel punto si fermerà. Sempre per quell’istinto di sopravvivenza, per il rispetto e l’affetto che prova per quegli essere umani di cui fa parte, per l’ammirazione della loro intelligenza, insufficiente, manchevole certamente, incompleta, imperfetta, lacunosa, carente, ma bellissima, affascinante, avvincente. Umana, straordinariamente umana.
Questo pensa l’uomo della strada, e si sente un po’ meno confuso, un po’ meno disorientato. Ha meno paura.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 7 maggio 2023]