di Rosario Coluccia
Con la bella stagione, torna “Parole al sole”, la rubrica linguistica di «Nuovo Quotidiano». Nata molti anni fa, continua a vivere grazie alla benevolenza dei lettori e di chi dirige, organizza e pubblica il giornale. Ci occuperemo come sempre della nostra lingua (e anche dei dialetti che tanto ci stanno a cuore). Di fatto ci occuperemo di noi stessi, che parlando e scrivendo comunichiamo con gli altri, esprimiamo sentimenti, aspirazioni e valori, riveliamo come siamo fatti e qual è la nostra essenza più profonda. La lingua è lo specchio primario di ognuno di noi, ci appartiene fin da quando siamo piccolissimi e ci accompagna fino alla morte. Per ventiquattr’ore al giorno, anche nei sogni. Con la lingua ci presentiamo agli altri e dichiariamo le nostre idee sul mondo.
Girovagando nella rete mi sono imbattuto nel sito http://www.voxdiritti.it/la-nuova-mappa-dellintolleranza-7/. Il sito riporta i risultati della settima edizione della Mappa dell’Intolleranza, un progetto ideato da Vox, l’Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con varie università e gruppi di ricerca. Vox in latino vuol dire Voce, il nome non è scelto a caso. Il progetto vuol dare voce a temi importanti di cui poco si parla. In questo caso fotografa l’odio che si diffonde attraverso i social, esaminando i tweet che contengono parole considerate sensibili, nel male e nel bene. Parole che esprimono sentimenti negativi come odio, disprezzo, malevolenza, denigrazione oppure sentimenti positivi, il contrario di quelli appena visti. Confrontando dati negativi e dati positivi è possibile identificare gli ambiti nei quali soprattutto si esprime l’intolleranza, individuare le fasce sociali e culturali ad essa particolarmente inclini e le zone geografiche della nostra nazione dove queste pessime pratiche sono particolarmente diffuse. Davvero una dettagliata Mappa (socio-culturale e geografica) dell’Intolleranza, l’Italia che odia vista al microscopio.