I due volumi in questione, pubblicati lo scorso dicembre 2022, come già accennato per i tipi de La scuola di Pitagora di Napoli, recano in copertina il noto dipinto Ritratto di Émile Zola di Edouard Manet (1868), oggi custodito presso il Musée d’Orsay a Parigi. C’è da supporre la scelta sia frutto dell’attenta analisi condotta dai tre curatori e dalla casa editrice, che molto probabilmente hanno voluto sottolineare, oltre all’assoluta dedizione all’attività di docente e di critico letterario, l’originaria passione per la Storia dell’Arte. In effetti sono numerosi gli interventi di Giannone in siffatto genere letterario, si ricordano importanti saggi sul Futurismo e su diversi autori del movimento marinettiano: tra i vari interventi sono da evidenziare quelli riguardanti l’artista trentino Fortunato Depero e l’aeropittore salentino Domenico “Mino” Delle Site; ma anche altri sulla ricezione del Futurismo in Puglia[1]. Saggi, quelli su Depero, che anticipano abbondantemente i contributi di noti autori in ambito internazionale; e poi il solido apporto alla totale affermazione di Mino Delle Site negli ultimi due decenni del Novecento. Sempre in merito a Depero, risalgono agli anni Ottanta la ristampa anastatica del “Bullonato” (libro-oggetto per antonomasia, meglio noto nel mondo del collezionismo come “Libromacchina imbullonato”), e poco dopo quella di un altro capolavoro deperiano, “Liriche radiofoniche”. Giannone collabora alle due ristampe anastatiche, pubblicate nel 1987 per S.P.E.S. di Firenze (Studio Per Edizioni Scelte), a cura di Luciano Caruso, con due testi che lasciano emergere due dei tratti più tipici dell’autore: la perfetta conoscenza dell’Otto-Novecento, tanto letterario che immaginifico, e l’eccezionale chiarezza, capacità questa che permette a Giannone di esprimere concetti complessi con un linguaggio accessibile ai più. Svincolandosi da ogni sorta di accademismo linguistico Giannone scrive con l’intento di raggiungere tutti, dimostrando in questo modo un’insolita efficacia letteraria, non solo nella sostanza dei contenuti, sempre chiari e precisi (narrando novità assolute e punti di vista nuovi), ma anche nella forma espressiva adottata.
Il primo intervento dal titolo «Su Fortunato Depero – il libro imbullonato» e il secondo «La poesia “radiofonica” di Depero» sono espressione tangibile dell’originalità evidenziata da Giannone in ogni suo scritto. Altrettanto densi di contenuti i contributi riguardanti l’aeropittura di Domenico “Mino” Delle Site: su tutti il saggio «Itinerario di Mino Delle Site» e quello su «La tematica sacra nell’arte di Delle Site», entrambi apparsi nel volume «Modernità del Salento»[2] del 2009.
Questi ultimi, insieme ad altre pubblicazioni inerenti all’argomento, collocano Giannone «tra i massimi esperti del processo modernizzante futurista, tanto in letteratura quanto in arte pura e applicata»[3]: a riguardo è importante menzionare il più datato volume «Futurismo e dintorni»[4] del 1993, o il più recente «Ricognizioni novecentesche. Studi di letteratura italiana contemporanea»[5] del 2020, in cui compaiono tra gli altri «tre contributi su alcuni aspetti del futurismo indagato tra centro e periferia»[6]: “Il dibattito sul paroliberismo tra consensi e dissensi”; “La macchina volante nella poesia futurista degli anni Trenta”; “Il Futurismo a Napoli e nel Sud”.
Una trilogia di saggi densi di novità, attinenti tanto al movimento marinettiano quanto alla sua «precoce»[7] ricezione nel Sud, in Puglia e nel Salento[8]: tematiche già ampiamente approfondite dalla saggistica giannoniana, come a proposito della giovanile esperienza futurista di Vittorio Bodini e del suo, seppur di breve durata, «futurblocco leccese»[9], un «gruppetto futurista» fondato «a Lecce nel 1932»[10]. Ispanista, traduttore e poeta di primissimo piano, Vittorio Bodini è tornato al centro del dibattito critico europeo, proprio grazie alla lunga attività di studio e divulgazione condotta da Giannone in più di quattro decenni.
Del resto, come fanno notare i tre curatori nella premessa a “Metodo e passione”, «Nella foltissima bibliografia che ne dispiega l’ampia e variegata parabola di studioso, si disegnano, infatti, percorsi molto spesso non consueti, “sentieri nascosti” – come, sintomaticamente, si intitola un suo recente volume di saggi – e anche impervi, entro i quali egli preferisce addentrarsi, senza la protezione, in fondo sterile, di mappe letterarie che conducano ad approdi già troppo noti e troppo frequentati»[11].
Ma per comprendere pienamente la portata del lungo lavoro condotto «nella geografia letteraria del Novecento» dal già docente dell’Università del Salento, è necessario sfogliare il secondo volume nella sezione conclusiva, contrassegnata come «Bibliografia degli scritti di Antonio Lucio Giannone». Da pagina 1077 a pagina 1107 sono elencati i numerosi contributi lasciati dal Professore alla comunità scientifica, composta da studiosi e letterati, ma anche a quella più nutrita dei comuni lettori, dagli anni Settanta del secolo scorso sino ai nostri giorni; trenta pagine suddivise in otto ambiti di studio: A) Volumi; B) Edizioni e curatele; C) Saggi in rivista e in volume; uno definito tout court “In corso di pubblicazione”; D) Introduzioni, prefazioni/postfazioni, premesse; E) Voci di Dizionario; F) Note, discussioni e recensioni; G) Interventi giornalistici.
Dall’ultima sezione del secondo dei due volumi che compongono “Metodo e passione”, si evince tutta la complessità dell’itinerario letterario giannoniano: pur collocandosi sulla scia dei suoi predecessori, su tutti Mario Marti e Donato Valli, ne amplifica l’attività aprendo veri e propri spazi che possono essere definiti di “scuola”, frutto del lungo confronto messo in atto da Giannone tra Arte e Letteratura, tra Poesia e Prosa, tra «Regione» e «Nazione», sempre secondo un approccio «policentrico» della cultura europea, uscendo da ogni vincolo localista, in un «costante equilibrio di giudizio»[12], come scrive giustamente Simona Costa in “Lettera a Lucio”, e intessendo in quest’ottica rapporti proficui tra l’Università del Salento e alcuni dei più noti atenei internazionali.
“Metodo e passione”, «binomio al quale abbiamo voluto intitolare questa Festschrift», come la definiscono in premessa i tre curatori, è stata pubblicata «sotto gli auspici del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento», e consta in una cospicua raccolta di contributi provenienti da docenti dell’Université di Aix-Marseille in Francia (Yannick Gouchan), dell’University of Georgia – USA (Steven Soper), dell’Universitat de València in Spagna (Irene Romera Pintor, Juan Carlos de Miguel y Canuto e Ignacio Ramos-Gay), Università di Bari “A. Moro” (Emilio Filieri), University of Split (Srecko Jurisic), Università di Siena (Antonio Prete), Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Giuseppe Lupo), Université de Franche-Comté di Besançon in Francia (Angelo Colombo) e molti altri ancora.
La nutrita miscellanea è il risultato di «una esperienza vissuta sempre, in ogni fase o stazione della sua parabola, all’insegna della sobrietà e della discrezione, e in una rigorosa interpretazione della vita – nei suoi percorsi di studio, di ricerca, di docenza – condotta sempre all’insegna dell’impegno morale: un impegno, un dovere ineludibile, cresciuto e maturato negli anni di una gioventù trascorsa in una condizione disagiata e sprotetta, in cui solo il sostegno delle borse di studio che ne premiavano costantemente i sacrifici e il merito consentiva a Lucio di accedere a quel mondo che lo avrebbe poi visto protagonista, degno erede e prosecutore della scuola italianistica salentina fondata da Mario Marti e Donato Valli. È un ricordo dolente e luminoso, che egli rivendica con orgoglio: perché impronta e suggello di un percorso di formazione sorretto dal dovere e dalla spinta alla conoscenza: vale a dire, da metodo e passione»[13].
[In «il filo di Aracne»,
Anno XVIII – N° 1, Galatina, gennaio/marzo 2023]
[1] A tal proposito si rimanda a A. L. Giannone, Il Futurismo in Puglia, in Futurismo e Meridione, cat. della mostra (Napoli, Palazzo Reale, 18 luglio – 31 ottobre 1996), a cura di Enrico Crispolti, Napoli, Electa Napoli, 1996, pp. 380-385; poi A. L. Giannone, L’avventura futurista. Pugliesi all’avanguardia (1909-1943), Fasano, Schena, 2002;
[2] A. Lucio Giannone, Modernità del Salento – Scrittori, critici, artisti del Novecento e oltre, Congedo Editore, Galatina, 2009;
[3] Massimo Galiotta, Eccezionalità del Libro “Bullonato” di Depero, in Arte Trentina, n.7, Edizioni d’Arte Dusatti, Rovereto, aprile 2021 (p. 62);
[4] A. Lucio Giannone, Futurismo e dintorni, Congedo Editore, Galatina, 1993;
[5] A. Lucio Giannone, Ricognizioni novecentesche. Studi di letteratura italiana contemporanea, Sinestesie, 2020;
[6] Cfr. A. Lucio Giannone, profilo https://unile.academia.edu/AntonioLucioGiannone;
[7] A. Lucio Giannone, Letteratura e Futurismo in Puglia, in «Del nomar parean tutti contenti – Studi offerti a Ruggiero Stefanelli», Progedit, Bari, 2011, (pp. 804-814);
[8] Cfr. A. Lucio Giannone, Il Futurismo nel Salento (1909-1943), in Mino Delle Site – Aeropittura e oltre, dal 1930, cat. della mostra (Lecce, Museo Provinciale, 15 ottobre – 3 dicembre 1989), a cura di Enrico Crispolti, Napoli, Electa, 1989, pp. 29-44;
[9] A. Lucio Giannone, Futurismo tra centro e periferia, in Ricognizioni Novecentesche – Studi di letteratura italiana contemporanea, Edizioni Sinestesie, Avellino, 2020, (p.233);
[10] Ibid., (p.233);
[11] Giuseppe Bonifacino – Simone Giorgino – Carlo Santoli, in Premessa a Metodo e passione – Studi sulla modernità letteraria in onore di Antonio Lucio Giannone, La scuola di Pitagora editrice, Napoli, 2022 (pp. XIX-XX);
[12] Simona Costa, Lettera a Lucio, inMetodo e passione, 2022(pp. 1-5); Simona Costa, Università di Roma «Tre», già Presidente del MOD (Società italiana per lo studio della modernità letteraria);
[13] Bonifacino – Giorgino – Santoli, Op. Cit. (p. XXII).