di Giuseppe Virgilio
Nella primavera del 1862 il clero della città di Galatina, rappresentato da Pietro Lauria, Nicola Mazzotta, Luigi Garzia, Pietro Andriani e P. Giacomo Galignano si unisce a quello salentino in un indirizzo di incoraggiamento a Pio IX per la soluzione della questione romana. E’ l’atto con cui si esaurisce l’impegno democratico e progressivo del clero locale ed ha inizio la parabola involutiva che si svolge in diverse fasi.
1. L’interdetto del 1913 e la sua genesi
La prima di esse si conclude con la violenta manifestazione del popolo di Galatina nel 1913 contro l’arcivescovo di Otranto Giuseppe Ridolfi. In seguito ad essa, Pio X dispone l’Interdetto, cioè sospende l’esercizio del culto nelle chiese di Galatina. Quattro anni prima, il 7 marzo 1909, Antonio Vallone, già deputato repubblicano nelle legislature del 1901 e del 1904, si è ritirato stanco e sfiduciato dalla lotta, lasciando via libera all’elezione di Vincenzo Tamborrino di Maglie. E’ accaduto che clero e conservatori di Galatina hanno dato 301 voti all’altro candidato locale, l’avvocato Diego Mongiò, rendendo necessario il ballottaggio tra Vallone e Tamborrino. Quel ritiro è stato veramente delusorio per il popolo di Galatina. Eppure esso ha una spiegazione sul piano dell’ideologia. In Antonio Vallone, difatti, il clero salentino ha rinvenuto, oltreché il repubblicano, principii di un’educazione religiosa e scolastica ispirati al valore della libertà.
L’Unione elettorale cattolica, presieduta dal conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, ha stabilito con l’approvazione del Vaticano i criteri fondamentali che i cattolici organizzati devono seguire nella lotta elettorale. Questi criteri sono riprodotti in un eptalogo o punti di accordo fra cui si prescrive al punto primo: “[…] l’opposizione ad ogni proposta di legge in odio alle congregazioni religiose e che comunque tenda a turbare la pace religiosa della Nazione […]”. Ed al punto 2° si legge ancora: “[…] Svolgimento della legislazione scolastica secondo il criterio che, col maggiore incremento della scuola pubblica, non siano fatte condizioni che intralcino o screditino l’opera dell’insegnamento, diffusione e di elevazione della cultura razionale.” C’è quanto basta perché tutto il clero salentino scateni nel turno elettorale di quell’anno la lotta ad oltranza contro Antonio Vallone, sicché, se cinque anni prima, in data 22 novembre 1908 La provincia cattolica plaude alla candidatura dell’avvocato Diego Mongiò “per debellare i Mauro, gli Scrascia, gli Scarpina ed i Vallone con tutte le loro fisime socialiste e repubblicane”, nel 1913 a Galatina prende corpo una coalizione antivalloniana ad iniziativa della locale borghesia conservatrice, dagli Zamboi agli Angelini, ai Dolce, Bardoscia, Galluccio e Mongiò.