Se la protesta non ottiene i risultati sperati ma ha, invece, l’effetto opposto, forse bisogna cambiare tattica, per perseguire una strategia giustissima.
Gli attivisti mi potrebbero dire: ma solo così riusciamo ad andare in prima pagina, altrimenti ci ignorano. Se vado in piazza del Duomo e mi tiro giù i pantaloni finisco in prima pagina. Ma come? Stimato professore universitario impazzisce e si denuda in pieno centro, tra la gente. Arrestato per oltraggio al pudore. Poi magari potrei dire che era una protesta, ma intanto il sindaco Sala potrebbe togliersi il cappotto e coprire le mie nudità, diventando un eroe popolare.
Ho partecipato a diversi flash mob per lanciare lo stesso messaggio degli attivisti inzaccheranti, ma senza avere la stessa risonanza. Loro arrivano sulle prima pagine ma, ancora: come? Ora non voglio insegnare a questi ragazzi come si fa a protestare, dicendo: ai miei tempi… nel ’68… che poi era il ’69, da noi. Cominciarono i bonzi a protestare in modo drammatico contro la guerra: dandosi fuoco. Lo fece anche Ian Palach, sempre in quegli anni. Non è un sistema che consiglio. Ai miei tempi… si tiravano le uova alle signore impellicciate che andavano alla prima della Scala. I cui allestimenti sono pagati con fondi pubblici, visto che i biglietti non coprono le spese e, spesso, chi ci va non paga neppure il biglietto. Le attiviste di Femen si denudano per protestare contro Putin, e finiscono in galera. In effetti denudarsi e cospargersi di colori che vadano via facilmente potrebbe essere efficace per finire in prima pagina, senza essere accusati di vandalismo. Bisogna prima assicurarsi che Berlusconi non sia nei dintorni, ma poi giovani femmine a seno nudo potrebbero correre pochi rischi e attirare l’attenzione, esponendo le loro ragioni, oltre alle tette. Ora non ditemi che non devono per forza essere femmine e giovani e belle. Lo so. Era solo per fare la battuta su Berlusconi. Comunque, se si vuole attirare l’attenzione, i pubblicitari lo sanno benissimo, le tette funzionano alla grande. E mettiamoci anche i pettorali di maschietti tipo quello che va a mangiare, rigorosamente, la pasta a casa di femmine adoranti, più qualche esponente del gay pride, per completare la gamma. E qualche modella curvy.
Scherzi a parte, questi ragazzi (e ragazze, direbbe Loretta: https://www.tempi.it/videogallery/voglio-essere-loretta-i-monty-python-e-la-battaglia-contro-la-realta/) hanno ragione da vendere e mi prudono le mani a vedere la superficialità con cui i loro argomenti sono trattati dai media. Vorrei che fossero presi più seriamente, ma temo che il modo con cui vengono diffuse le notizie su di loro non sia prodotto di superficialità o ignoranza, ma che sia voluto. Chi oggi controlla sistemi di produzione che distruggono l’ambiente spesso controlla anche i media e non ha nessuna intenzione di cambiare. I lobbisti di chi vende combustibili fossili sono molto attivi, e quando si hanno miliardi a disposizione si trovano argomenti molto convincenti per influenzare i media e i decisori politici.
Lo scandalo sono i giovani che sporcano (senza davvero sporcare) non quello che denunciano: chi sporca davvero l’ambiente che ci sostiene, rendendolo invivibile per generazioni che hanno deciso di ribellarsi all’estinzione. Non basta avere ragione, bisogna anche riuscire a farla valere. La lotta è impari, ma se vincono “loro”, quelli che inquinano, perderemo tutti, anche loro.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 5 aprile 2023]