di Antonio Lucio Giannone
La Via Crucis ha costituito, nel corso dei secoli, una fonte d’ispirazione per innumerevoli artisti i quali hanno affrontato questo suggestivo tema anche su richiesta della committenza ecclesiastica. Divisa tradizionalmente in quattordici “stazioni”, essa, com’è noto, commemora e ricostruisce gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù Cristo, dalla condanna a morte nel Pretorio di Pilato fino alla crocifissione sul Monte Calvario e alla deposizione nel sepolcro nuovo, scavato nella roccia di un giardino vicino. Già i primi cristiani e poi numerosi pellegrini andavano a venerare a Gerusalemme la “via dolorosa”, ma è solo dopo le Crociate che essa fu universalmente conosciuta e visitata. Nella forma attuale, questo pratica devozionale, che comprende episodi derivati dai Vangeli ma anche da altri testi medievali, come le Meditazioni sulla vita di Cristo del XII secolo, è attestata in Spagna già nella prima metà del secolo XVII, soprattutto in ambienti francescani. Dalla penisola iberica essa passò prima in Sardegna, allora sotto il dominio spagnolo, e poi in Italia e in tutta Europa. Da allora tutte le chiese cattoliche dispongono di una Via Crucis, realizzata in formelle di terracotta o di rame, o con vere e proprie sculture o con dipinti su tela, che permettono ai fedeli di ripercorrere idealmente il doloroso cammino e di pregare, meditando sul mistero della Passione.
Si è cimentato ora con questo impegnativo soggetto Nello Sisinni, realizzando quattordici bassorilievi in terracotta collocati sulle pareti delle navate laterali della Chiesa Madre di Maglie. Sisinni è arrivato alla Via Crucis, anzi alla Via della Passione, secondo la definizione di Mario Marti da noi ripresa, dopo un’intensa attività artistica che ha avuto inizio più di cinquant’anni fa. Figlio d’arte (il padre, Nino, era scultore e pittore), laureato in Architettura a Napoli, egli ha incominciato come pittore traendo prevalente ispirazione per i suoi dipinti dalla propria terra, attraverso un approfondimento costante di temi legati al mondo del lavoro (le raccoglitrici di olive, la vendemmia, i cavapietra), delle tradizioni popolari (la danza della notte di Torrepaduli), dei folgoranti paesaggi, marini e terrestri, del Salento. Ma non sono mancati nemmeno altri soggetti, come i numerosi ritratti di maestri e amici, le bagnanti, i nudi, le nature morti e così via.