Vincenzo Vincenti. Figurativo e anti-figurativo

VVincenti_Goletta al tramonto.

Vincenzo Vincenti (1952), gallipolino, diplomato all’istituto d’arte, riassume benissimo gli intenti innovatori di Duchamp, non distruggendo però il concetto di arte-figurazione, ma, collocandosi in uno spazio più vicino al norvegese Munch, tra l’impressione e l’espressione, trova una dimensione propria, dove il messaggio, facilmente decodificabile di una barca in un panorama marino sconfinato, astrae in una sorta di Espressionismo di chiara matrice mediterranea. Il mare non è come appare, ma come l’artista lo sente; la barca, una goletta, è la presenza umana nell’universo, ultima traccia del dualismo realista animatore del primo Novecento. Tutta l’opera dunque è una condizione al limite, tra impressione ed espressione, tra impulsi creativi provenienti dall’esterno e impeto distruttivo interiore.

Il sole al tramonto è accecante; il cielo ha di che far riflettere, è l’opposto del concetto di cielo e di spazio espressi da Edvard Munch nel suo famoso Urlo (1893-1910). Il quadro, inoltre, pur apparendo come un residuato artistico tardo romantico, rimane isolato tra le sfere di figurativo e anti-figurativo, tra visione e sensazione, è polare. Nel dipinto Vincenti, che tra l’altro è anche un bravo modellatore di creta e realizzatore di presepi, lascia riemergere dai profondi abissi della storia dell’arte influenze europee d’inizio secolo ai margini del continente: influenze da cui esalano profumi di contemporaneità, in una Gallipoli che, senza per forza dover guardare troppo al passato, ci riconferma sempre più quanto le prospettive future dell’arte siano manifestazione tangibile dell’universo che ci circonda, scongiurando (fortunatamente) altri sembianti duchampiani del genere «ready-made».

Piero Manzoni, Merda d’artista, 1961.

[in “Puglia&Mare”, anno X, n.37-39, Gallipoli, gennaio/settembre, 2022, p. 62]

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