di Franco Martina
L’amor di patria, in questo caso della piccola patria, ha forse spinto Angelo Semeraro ad abbandonare i recinti dell’orto coltivato per più di quarant’anni, la storia della scuola e delle istituzioni educative, per richiamare l’attenzione su Taranto, città natale appunto, a cui ha dedicato un corposo volume (Viaggiatori europei a Taranto, Schena Editore, 2015, pp. 356).
L’interesse di Semeraro non nasce però dalla nostalgia per la grandezza culturale o per la bellezza sfigurata e neanche dalla ricerca di un’identità originaria offuscata o sommersa dai violenti processi di modernizzazione. A interessarlo è il punto di vista ‘altro’, quello dei grandi viaggiatori europei, in cui cercare un confronto per riflettere sulla condizione presente della città, che ha più i tratti della tragedia che del problema economico-sociale. Com’è noto la letteratura dei viaggiatori in Italia, e in particolare nel Sud, è enorme, come testimonia proprio la collana prestigiosa in cui appare questo volume. Ma Semeraro ha voluto fare una selezione di testi relativi esclusivamente alla città di Taranto. Testi considerarti non di ‘stranieri’ bensì di ‘europei’. E quindi non meraviglia di trovare accanto al filosofo George Berkeley e a Ferdinand Gregorovius anche Piovene e Pasolini. Ma la scelta fatta è veramente ampia, sia in senso temporale, si va dall’inizio del ‘700 alla metà del ‘900, sia per la provenienza dei viaggiatori e, non ultimo, per la loro formazione e per i loro interessi. In effetti, non si può qui neanche accennare alla ricchezza e varietà di osservazioni contenute nei testi.