Io sono stupito ed anche contrariato al pensiero che un così ricco scrigno d’arte sia celato agli occhi dei più a causa dell’assenza generale di una sensibilità pubblica nei riguardi dell’arte che spinge la politica ad ignorare del tutto la produzione artistica nella nostra città. Il mio amico mi racconta dei suoi maestri d’un tempo, Mario Marra, Carmelo Faraone, Luigi Mariano, Umberto Palamà, a cui deve molto dei risultati del suo impegno artistico. Sono i professori della locale Scuola d’arte “Gioacchino Toma”, oggi inglobata nel Liceo “Pietro Colonna” Galatina, i professori che dal dopoguerra e fino agli anni settanta e oltre hanno gettato i semi dell’artigianato e dell’arte in questa parte della provincia di Lecce e senza i quali nessuna delle migliori espressioni artistiche sarebbe stata possibile. Penso a Vincenzo Congedo, a Franco Cudazzo, Gino Congedo, Antonio Stanca, Biagio Bovino, Vito D’Elia, Donato Diso, Antonio Congedo, Donato Cascione ed altri. Ed io sogno un luogo dove questo patrimonio di arte contemporanea venga accolto, catalogato, sistemato e reso fruibile da un pubblico più vasto. Il Museo civico “P. Cavoti” non basta! Ma la politica nicchia, ha sempre nicchiato e non sappiamo fino a quando ancora nicchierà. Di quella benemerita scuola Gaetano Minafra è stato prima allievo e poi professore, maturandosi nell’anno scolastico 1965-1966 e insegnando Disegno dal vero dal 1969 al 2003: una vita intera spesa al servizio dell’insegnamento e dell’arte che trova in questa galleria – e in chissà quante altre collezioni private, dove sono collocate non poche opere – i suoi frutti.
Lasciamo la galleria e lo studio e saliamo per una rampa di scale in casa, dove ci accoglie la gentile consorte dell’artista, Signora DoloresDe Blasi, pronta ad offrirci tè e pasticcini da lei confezionati. Io sono imbarazzato per questa mia invasione di campo, ma Gaetano mi ha convinto ad entrare perché è in casa che prosegue l’allestimento della pinacoteca, è in casa che, accanto alle opere che l’artista ha avuto in dono dai suoi maestri ed amici (Franco Cudazzo, Umberto Palamà, Biagio Bovino), campeggiano i quadri raffiguranti il volto, ritratto a matita, di coloro che Minafra considera i padri dell’arte galatinese contemporanea: Gioacchino Toma, Pietro Cavoti, Gaetano Martinez e Umberto Palamà. Questa è la tradizione dell’arte galatinese, che Minafra ha sintetizzato in forma iconica, scegliendo di esporre i suddetti ritratti nel salotto della sua casa. In questa tradizione, dunque, occorre collocare l’opera dell’artista galatinese, come l’ideale proseguimento di un lavoro secolare che non può e non deve rimanere nell’ambito del privato, ma che prima o poi dovrà essere sistemato in un contenitore pubblico. Ed io, uscendo dalla casa di Gaetano Minafra nella limpida sera di febbraio, dopo aver stretto la mano a lui e alla sua consorte, sono felice di avergli fatto visita, che per me non ha significato solo un pomeriggio amicale, ma una vera e propria esperienza estetica, tanto più intensa in quanto nata e trasmessa da un lontano passato.
[“Il Galatino” anno LVI n. 4 – 24 febbraio 2023, p. 3]