di Guglielmo Forges Davanzati
Sembra che la comprensione del funzionamento dei mercati finanziari sfugga a questo Governo, con conseguenze potenzialmente molto negative per la tenuta del nostro sistema democratico. Ciò per due ragioni: innanzitutto, non ha alcun senso, come verrà mostrato, ipotizzare un ritorno a un’ampia diffusione di detentori italiani di titoli di Stato in assenza della comprensione dei meccanismi macroeconomici globali che hanno portato alla loro riduzione; in secondo luogo, i mercati finanziari contribuiscono, per le ragioni che si vedranno, a uniformare i comportamenti nella sfera politica, rendendo in prospettiva i partiti “uguali” per la direzione della politica economica. Per il primo aspetto, occorre soffermarsi sulla proposta di Giorgia Meloni di “ridurre la dipendenza dai creditori stranieri”, vincolando una parte delle emissioni di titoli di Stato (BtP Italia) all’acquisto da parte di cittadini italiani. Si parta dal dato per il quale, cinquant’anni fa, le famiglie italiane detenevano di norma quote importanti di buoni del Tesoro nel loro portafogli. Furono chiamati “popolo dei Bot”, per una percentuale che, negli anni Ottanta, ammontava a circa il 40% del totale del debito pubblico in possesso di privati. Scese al 33.2% nel 1998, al 17.4% nel 2010, all’8% nel 2022. In più, dal luglio 2022 la BCE ha smesso di acquistare titoli del debito pubblico. In questo scenario, il Governo, a partire dalla prossima primavera, intende favorire l’acquisto di titoli di Stato da parte di cittadini italiani.