Laicità, secolarismo e terza guerra mondiale

Si è dovuto lavorare tanto per produrre questa società. È stato necessario programmare un decadimento culturale, un imbarbarimento sociale, un impoverimento etico, avere agenzie educative incapaci di educare, liberarsi dell’economia legale che crea ricchezza e lavoro favorendo invece l’economia speculativa e quella criminale, favorire la corruzione, il mal costume, rinunciare a lottare contro le organizzazioni mafiose, rubare i sogni e le speranze delle nuove generazioni, favorire la precarizzazione del lavoro, continuare con l’atavico disinteresse per il destino delle fasce deboli, impedire la condanna dei reati finanziari, contro la pubblica amministrazione, contro gli evasori fiscali.

Ovviamente se si lavora per conseguire questi obiettivi, non possiamo pensare di avere un popolo dotato di una coscienza civile, una cultura legalitaria, una sana spiritualità. Da noi per esempio, non suscita alcuna riprovazione sociale l’evasione fiscale, ci si lamenta però della scarsità di risorse finanziarie da destinare ai bisogni sociali. Da noi la spiritualità è ridotta a discutere di divorzio, aborto e famiglia tradizionale, che talvolta sono solo pretesti finalizzati non a promuovere valori ma a togliere consensi all’altra parte politica. Si discute non a sufficienza, invece, di giustizia sociale, di come progettare un mondo dove è possibile vivere insieme pacificamente. Finanche parlare di pace è difficile e richiede anche coraggio. L’attuale Papa si azzarda, coraggiosamente, a discutere di pace, afferma che siamo già da tempo in una terza guerra mondiale, ma è una voce isolata e molto criticata. Il problema è che siamo veramente nella terza guerra mondiale, non volevamo crederci perché a morire e ad essere minacciati non eravamo noi. Ora dovremmo saperlo perché stiamo rischiando un conflitto nucleare in Europa.       

Per adesso l’andazzo descritto appare ‘vincente’, vi è una generale assuefazione all’equilibrio vigente, ossia ad una società malata dove vi è una vergognosa concentrazione delle ricchezze nelle mani di poche persone, dove domina la corruzione, il mal costume, l’ingiustizia sociale, la devastazione ambientale. Tutto ciò non crea una ribellione contro i veri responsabili, la crisi, la tragedia, restano all’interno delle famiglie. Per adesso abbiamo solo una forte emigrazione di giovani e non giovani all’estero e nel Nord Italia ed un grande malessere sociale.

A questo fenomeno però si deve porre dei limiti altrimenti si avrà un’implosione del Paese. Occorre un sano sviluppo economico e civile che non sia slegato da una crescita etica. Ma un sano sviluppo economico e civile del Paese non è un obiettivo condiviso da tutti. Non siamo tutti sulla stessa barca.

Detto ciò abbiamo un’altra priorità, impedire che la terza guerra mondiale si avvii verso una fase inarrestabile, non è più il tempo del solo prendere le distanze, del disimpegno, del disinteresse, questi atteggiamenti dovrebbero rappresentare delle scelte immorali ed irresponsabili sia per la cultura laica che per quella religiosa. Non facciamoci dire dai nostri figlie e nipoti “dove eravate quando accadeva tutto questo”.


[1] Sciascia Leonardo, Il Cavaliere e la morte, Adelphi, 2007.

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