di Gianluca Virgilio
Quando una voce risuona fuori dal coro, occorre ascoltarla e verificare se essa sia solo una stonatura oppure se non costituisca un invito perché tutte le altre voci s’accordino meglio tra loro e, magari, cambino spartito. È il caso della voce di Giorgio Agamben, uno dei filosofi italiani più conosciuti in tutto il mondo, del quale qui non si segnalano i numerosi titoli delle sue opere, ma una rubrica che egli tiene periodicamente in una pagina online della casa editrice Quodlibet di Macerata, dal titolo Una voce di Giorgio Agamben. Si tratta di una sorta di diario filosofico, nel quale Agamben, a volte prendendo spunto dalle vicende dell’attualità, riflette sul nostro essere al mondo. I suoi interventi datano dal 2017 al oggi e sono perlopiù concentrati tra il 2020 e il 2022 (si registrano 3 interventi rispettivamente nel 2017, 2018 e 2019, 20 nel 2020, 16 nel 2021, 19 nel 2022).
In Italia, il nome di Agamben è passato di bocca in bocca, tra giornalisti e filosofi mainstream, in occasione di un suo scritto intitolato L’invenzione di un’epidemia del 26 febbraio 2020, quando a molti, che intendevano linciare il filosofo più che discutere le motivazioni del suo assunto, questo intervento sembrò improvvido e addirittura contrario alla realtà dei fatti che i media tutti i giorni raccontavano, trasmettendo immagini terrificanti (i camion militari che trasportavano le bare dei morti per covid) e resoconti paurosi (i famosi bollettini mortuari quotidiani), mentre Agamben denunciava “la tendenza crescete a usare lo stato di eccezione come paradigma normale di governo” e ancora “lo stato di paura che in questi anni si è evidentemente diffuso nelle coscienza degli individui e che si traduce in un vero e proprio bisogno di stati di panico collettivo, al quale l’epidemia offre ancora una volta il pretesto ideale. Così, in un perverso circolo vizioso, la limitazione della libertà imposta dai governi viene accettata in nome di un desiderio di sicurezza che è stato indotto dagli stessi governi che ora intervengono per soddisfarlo”.