Ogni esistenza ha bisogno di passioni. Ha il diritto e il dovere di passioni. Piccole passioni per le piccole cose che si fanno ogni giorno, per le piccole storie che si vivono ogni giorno. Le grandi passioni, le passioni straordinarie, non sono altro che l’esito di una combinazione di passioni ordinarie, quotidiane, di semplici passioni che riguardano il compito che ci è stato assegnato, la funzione di cui ciascuno è incaricato, senza distinzione di importanza, aspettative, prospettive.
Il 16 giugno del Millenovecentoquaranta, alla fine di un pensiero annotato sui fogli che poi diventarono quel libro terribile e stupendo che è Il mestiere di vivere, Cesare Pavese scriveva: “ Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo”. Però viene da chiedersi quale sia il mondo che si può scoprire con gli strumenti della passione. Forse può essere il mondo che gira intorno a ciascuno e che a volte sembra sempre quello stesso, sempre identico, e che invece cambia continuamente, che invece cambia vorticosamente, perché cambiano i suoi paesaggi, le sue creature e le loro storie.
Forse può essere il mondo che ciascuno ha dentro di sé, che probabilmente è un mondo che non consente possibilità di esplorazione, perché cambia ancora più rapidamente del mondo intorno, perché è governato da emozioni sensazioni suggestioni percezioni commozioni, da passioni a volte pacate, altre volte inquiete.
La bellezza salverà il mondo, si dice spesso. Ma quanto più passa il tempo, quanto più si complicano i fatti e i fenomeni del mondo, a questa possibilità di salvezza si crede sempre di meno. Così l’espressione è diventata quasi un luogo comune. Allora si può anche arrivare a pensare che se qualcosa potrà salvare quello che c’è da salvare, non accadrà per la bellezza ma per la passione. Oppure, se si volesse mediare e annodare le due dimensioni, con la bellezza della passione. Con la bellezza del tenerci alle cose, del prendersene cura, del dirsi mi riguarda. Non passioni eroiche, allora, ma normali passioni. Quelle che consentono di distinguere tra il superfluo e l’essenziale, tra quello che è giusto è quello che è sbagliato, tra il profondo e il superficiale, tra la sostanza e l’apparenza, tra quello che dura e quello che scompare un istante dopo la sua apparizione, tra il gesto che fa bene e quello che fa male. misura
La bellezza della passione è quell’ indicatore dell’esistenza che consente di confrontare e di scegliere tra quello che vale e quello che non vale, tra quello che decide i destini di tutti e di ciascuno e quello che lascia le cose esattamente nel modo in cui le ha trovate o che peggiora la loro condizione. Forse la bellezza della passione consiste nella consapevolezza che sia indispensabile conferire un senso nuovo ai luoghi che abitiamo, al tempo che attraversiamo, alle esperienze, alle circostanze, alle occasioni che il presente propone e che molte volte sono la bozza di scenari futuri.
La bellezza della passione impone una revisione delle priorità, una graduazione dei bisogni dell’uomo e dell’umanità. Non tutte le cose hanno la stessa importanza. Ci sono quelle che ne hanno di più, quelle che ne hanno di meno, quelle che non ne hanno per niente.
Ma nessuna bellezza da strabilio, nessuna passione travolgente, nessuna fervida bellezza della passione riusciranno a salvare il mondo senza una nuova visione di quel mondo che si intende salvare. Senza un nuovo sguardo, un nuovo sentimento, una logica nuova.
Ogni pensiero nuovo che si protenda al progresso, allo sviluppo, all’evoluzione, ha necessità di una passione. In questo caso di una passione per il mondo, per la sua armonia, per il suo equilibrio.
Una passione concreta, realistica, effettiva per il micromondo che ci gira intorno, che finché si avranno passioni non si finirà mai di esplorare. Sempre sorprendendosi per la bellezza prodigiosa che contiene.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 5 marzo 2023]