Se avessi letto questo libro cinque anni fa, quando è uscito in traduzione italiana, avrei potuto profetizzare la guerra. Questo è, infatti, un libro di guerra. Non so se Putin ne abbia tratto ispirazione – si dice che Dugin sia un suo consigliere -, ma questo, per quanto ci riguarda, è secondario. Il pensiero filosofico non dice mai le ragioni del singolo individuo, bensì intercetta flussi di pensiero collettivo, umori popolari e tendenze comunitarie, che il filosofo porta alla luce nelle sue pagine, tanto più efficaci quanto più rispondono ad un’idea condivisa. La quarta teoria politica – quarta dopo il liberalismo, il comunismo, il nazifascismo, – è una dichiarazione filosofica di guerra contro l’ideologia che ha vinto la Guerra fredda, il neoliberismo.
Dugin individua negli Stati Uniti e negli stati satelliti che costituiscono il cosiddetto blocco occidentale il principale agente geopolitico del neoliberismo, un’ideologia che assume addirittura le fattezze dell’Anticristo, il Satana, reo di calpestare i valori tradizionali e di andare alla conquista del mondo con intenti predatori. Contro di esso Dugin chiama a raccolta tutti i centri di potere sovrano, in primis la Russia, e poi la Cina, l’India, il Brasile, il Sudafrica (l’acronimo è BRICS), che non tollerano il neocolonialismo occidentale fondato sull’idea che occorre esportare dovunque la democrazia, costi quel che costi. Egli auspica l’avvento – che a suo dire è già una realtà di fatto – di un mondo multipolare, nel quale le comunità siano sovrane, possano governarsi secondo i propri valori e, solo in questo quadro e a queste condizioni, cooperino fra loro. Questo dice, in estrema sintesi, Dugin. Tutto il libro è pervaso dall’idea che tale processo porterà inevitabilmente allo scontro con il blocco occidentale, che attualmente si arroga il diritto di governare il mondo.
In tempo di pace il pensiero langue, ma quando si fa bellicoso c’è in effetti da temere che molte cose cambino, anche piuttosto in fretta, con grandi dolori e sconvolgimenti di popoli. Ahimè, il logos non è mai un pensiero gentile, e polemos, come voleva Eraclito, è il padre di tutte le cose.
[“Il Galatino” anno LVI n. 4 – 24 febbraio 2023, p. 6]