Le intelligenze che aprono al progresso

di Antonio Errico

Nel tempo della storia, e quindi della cultura, sedici anni sono un fiat. Quello che si immagina, che si prefigura, accade, quando accade, come all’improvviso.

Sedici anni fa usciva in Italia un saggio di Howard Gardner intitolato Cinque chiavi per il futuro.

Il futuro è uno spazio, un territorio, una dimensione in cui si può entrare soltanto se si è in possesso della chiave o delle chiavi che consentono di aprire la porta metaforica dietro la quale il futuro si distende. Come in una fiaba. Senza quelle chiavi si rimane inevitabilmente nelle forme e nei significati di un presente congelato, anacronistico, senza prospettiva.

Per Gardner, le chiavi con le quali si può aprire la porta del futuro si chiamano intelligenze. E’ un mazzo di cinque chiavi; cinque intelligenze: disciplinare, sintetica, creativa, rispettosa, etica. 

In certi casi per aprire la porta  può bastarne solo una; in altri casi servono tutte insieme, con una combinazione che richiede conoscenza, competenza,  virtuosismo , esperienza, fantasia.

Se può bastarne solo una o se servono tutte insieme, dipende dalle circostanze, dai risultati che si vogliono ottenere, dalla complessità dei compiti, dalle prospettive, dal sistema culturale in cui si intende agire.

Certo, alle cinque intelligenze di cui dice lo psicologo  statunitense, teorico delle  intelligenze multiple, se ne potrebbero, o dovrebbero, aggiungere altre. Per esempio l’intelligenza tecnologica, quella digitale, l’intelligenza emotiva. Altre ancora. Ma Gardner sostiene che le cinque intelligenze sono da considerarsi come mentalità complessive, che comprendono le altre o che delle altre costituiscono la base o dalle quali le altre dipendono.

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