Ciò nonostante, per numerosità di presenze, la nostra regione non è fra le prime in Italia, superata di gran lunga da destinazioni storiche, rispetto alle quali vi è ampia distanza (per esempio, la riviera romagnola). La crescita del settore turistico è avvenuta di pari passo con la riduzione dell’incidenza dell’industria manifatturiera nella regione, che comunque resta la regione più industrializzata del Mezzogiorno e con l’aumento delle diseguaglianze della distribuzione del reddito. Nel periodo considerato, la quota di valore aggiunto dell’industria manifatturiera si è ridotta del 2% circa (in linea con la tendenza nazionale), raggiungendo il 10.2%. Il valore aggiunto, in particolare, è diminuito nei settori del tessile, dell’abbigliamento, della metallurgia – quest’ultima per effetto della crisi dell’Ilva – della fabbricazione di materie plastiche e dei mobili. Si è registrata la tenuta del settore alimentare. Il turismo contribuisce ad accrescere le diseguaglianze distributive – molto accentuate in Puglia e nel Salento e più elevate rispetto al Nord – soprattutto per il tramite della gestione dei flussi in arrivo da parte di B&B di proprietà di famiglie cittadine molto ricche, che di turismo si arricchiscono. Il turismo in Puglia non produce crescita perché non genera incrementi di produttività, perché i salari in quel settore sono molto bassi ed è elevata la presenza del sommerso. Vediamo.1) Nel confronto fra la dinamica del valore aggiunto per unità di lavoro fra settori produttivi emerge che la produttività del lavoro nel turismo pugliese è sostanzialmente stagnante e che è notevolmente più bassa di quella del settore manufatturiero. In più, la differenza fra gli andamenti del valore aggiunto per lavoratore nei due settori è crescente negli anni. 2) Questa dinamica si riflette nel dato sui salari medi. Come accade anche altrove, i dipendenti delle imprese turistiche guadagnano molto meno dei dipendenti delle imprese manufatturiere e i differenziali salariali intersettoriali risultano in aumento negli anni. A ciò va aggiunta l’elevata presenza, peraltro in aumento negli anni, di flussi turistici non registrati, nella forma di case e appartamenti non censiti dagli enti di controllo, con attività sommerse e lavoro nero. Il riposizionamento nei termini della destagionalizzazione non sembra essere un traguardo immediatamente raggiungibile. L’auspicio è che, a cavallo dei prossimi arrivi, anche attraverso questo giornale, si avvii un dibattito onesto sulle prospettive del settore nel nostro territorio, non fingendo che tutto corra per il meglio.
[“La Gazzetta del Mezzogiorno” di sabato 25 febbraio 2023]