Manco p’a capa 129. Mario Tozzi e Luca Mercalli, ovvero della necessaria alfabetizzazione ecologica degli italiani


Questa concezione della natura permane anche nella Costituzione repubblicana, nell’art. 44:
Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà.
La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.
Alcune parti dell’articolo sono nobili e parlano di equi rapporti sociali, di limitazione del latifondo, e di aiuto alla piccola e media proprietà. La parola sfruttamento, però, indica chiaramente la visione dei costituenti: la terra va sfruttata. E se è malsana va bonificata. Oggi malsano significa inquinato da sostanze chimiche ma, allora, significava solo una cosa: malaria. L’atteggiamento dei costituenti verso la natura non cambia rispetto a quello mussoliniano. Cambia il risvolto sociale del lavoro agricolo. Il fascismo fu il prodotto della reazione dei latifondisti alle rivendicazioni dei contadini. L’art. 44 riconosce i diritti dei lavoratori, ma non quelli della natura.
Oggi vediamo le cose in modo differente. Le poche paludi sopravvissute alle bonifiche oggi sono oasi naturalistiche e sappiamo, col senno di poi, che le zone umide sono un argine al dissesto idrogeologico. Averle bonificate ha reso più fragile il nostro territorio. La convenzione di Ramsar le protegge, e così anche il Ministero dell’Ambiente (https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/contributi-per-tutela-biodiversita-zone-umide-allegato-rapporto-153-11.pdf).
La biodiversità e gli ecosistemi sono appena entrati nella Costituzione, all’art. 9 dove, prima, la natura era considerata solo da un punto di vista estetico: il paesaggio.
Bene ha fatto Tozzi a sottolineare il significato di quelle azioni alla luce di quel che sappiamo oggi. Chi si accingesse a bonificare l’oasi del WWF de Le Cesine, però, potrebbe appellarsi all’articolo 44 della Costituzione, che impone la bonifica delle terre. La bonifica, per i costituenti, era basata sugli stessi concetti che guidarono la bonifica fascista dell’agro pontino.
Per capirne di più consiglio la lettura di due libri: La Natura del Duce (https://www.einaudi.it/catalogo-libri/storia/storia-moderna/la-natura-del-duce-marco-armiero-9788806225049/) e Il Fascismo dalle Mani Sporche (https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858135648).
Le vicende di Tozzi e di Mercalli mostrano che la nostra classe politica, e il popolo che la esprime, non ha grande sensibilità nei confronti dell’ambiente. Non abbiamo neppure capito appieno il significato di transizione ecologica e di sostenibilità. Non mi sorprenderei se i fondi del PNRR fossero impiegati per applicare l’art. 44 alle poche zone umide rimaste. La natura, in Italia, è ancora vista come una fornitrice di beni (le risorse) ma i suoi servizi non sono minimamente percepiti. Le zone umide ci forniscono un “servizio” e se questo viene meno abbiamo inondazioni, frane, dissesto idrogeologico. Questo era il senso del messaggio di Tozzi.
Le trasmissioni come Sapiens e Scala Mercalli dovrebbero aumentare l’alfabetizzazione ecologica del pubblico. Ma incontrano molta resistenza se affrontano temi “scomodi” tipo la TAV, o il Ponte sullo Stretto, o le bonifiche. La riprovazione è unanime, da parte dei politici eletti dal popolo e che il popolo rappresentano.
Ah, quanto ad alfabetizzazione scientifica, ho un piccolo appunto al nome della trasmissione di Tozzi. Il nome scientifico della nostra specie è Homo sapiens. Il nome della specie (sapiens) si scrive minuscolo, mentre la maiuscola è necessaria per il genere: Homo. Chiamare Sapiens la nostra specie è un’uso errato della nomenclatura linneana, una distorsione della terminologia scientifica. Ma per questo non me la sento di chiedere la testa di Mario Tozzi e gli stringo la mano in segno di solidarietà.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 22 febbraio 2023]

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