Soggettività femminile e cultura tra Risorgimento e Guerra Fredda
di Giuseppe Caramuscio
A mia madre Lucia, maestra.
- Madri che insegnano, insegnanti che generano
Una riflessione attualizzata su un percorso bio-bibliografico femminile del Novecento può, ovviamente, utilizzare differenti chiavi di analisi, così come può esporsi ad alcuni rischi di deformazione. Infatti è noto come, sul piano della divulgazione, l’approccio biografico risulti tra i più accattivanti, per la potenzialità, che gli è propria, di saper legare il triangolo scrittore-lettore-personaggio in una rete di identificazioni di vissuti personali, attraverso schemi letterari e stili narrativi. Il genere biografico (e autobiografico), particolarmente adottato dalla cultura anglosassone, conosce in Italia una stagione di successi di pubblico (sostanzialmente ininterrotta dagli anni ’80 del secolo scorso), e viene tuttora riproposta in iniziative editoriali quali le più recenti del Corriere della Sera e di Repubblica[1].
È proprio l’ambivalenza della dimensione personale a rappresentare motivi di rischio e di opportunità: rischi, relativi all’appiattimento dello sviluppo storico sul privato; opportunità, di appoggiarsi su questo per procedere verso quello, attraverso un gioco di specchi e di piani sapientemente amministrati dalla scrittura storica[2].
Nel nostro caso, è proprio la protagonista di questo lavoro a suggerire questa pista interpretativa, poiché intreccia, come vedremo, temi biografici con le contingenze storiche e con i relativi valori di riferimento, da lei sostenuti e divulgati in occasioni pubbliche di riflessione e/o di propaganda. Ma la vicenda umana, culturale e professionale di Giulia Lucrezi[3] offre altri spunti al fascino dell’attualizzazione che rischia sì di deformare l’analisi storica, ma che ci spinge anche a formularle domande nuove.