Donato Minonni lavora con le più svariate tecniche come la pietra, il marmo, lo smalto, l’argento, il mosaico vetroso, l’intarsio, ecc. Fra le sue prime realizzazioni, occorre segnalare: una Maternità in pietra silicea del 1971, alta cm. 90 a Taurisano; un Ritratto in marmo bianco di Carrara, mt. 1.30, a Taurisano; La danza, in vetroresina arricchita, del 1975, mt. 1,40, sempre a Taurisano. Fra le opere più importanti: la statua di Santa Lucia in legno di cirmolo, realizzata nel 1985, che si trova a Brindisi, nella chiesa di San Nicola; il Monumento a Padre Pio, in marmo di Carrara, alto m.2.30, a Taurisano, del 1989; La danza degli dei, un’opera del 1989, inresina e bronzo, a Dugnano Paderno (Mi); la statua di San Francesco d’Assisi, in bronzo patinato verde pompeiano, alta 2 metri e 20, che si trova a Gemini di Ugento, voluta dalla Confraternita Maria Ss. Del Rosario nel 1994; l’Angelo con un’ala sola, in marmo bianco di Carrara, del 1997, una delle sue opere più belle, a Gallipoli. Volgendosi alla pittura, Minonni ha realizzato svariati olii su tela, come una Passione del 1975, l’Aurora del 1977, e alcuni bellissimi ritratti di donna. A questi si aggiungono i tanti volti realizzati con una tecnica iperrealistica che rende per intero la fatica e la durezza della vita contadina del passato. I suoi lavoratori della terra, le immagini della campagna salentina, i pescatori (pensiamo al Volto di pescatore del 1980 o a Pescatori di Gallipoli, dello stesso anno) sembrano volerci parlare dalle tele di un passato di stenti e di miseria che il nostro Salento ha consegnato alla storia ma che non deve essere dimenticato. “Minonni rivela particolare gusto per i temi coloristici più che per la plasticità delle figure: non è mai però il rigorismo ad avere il sopravvento sulla immediatezza di sintesi chiaroscurale”, scrive Luigi Carlo Fontana, il quale, con riferimento alla pittura, definisce Minonni un “eclettico”; infatti, “grazie alle doti tecniche ed anche alle buone qualità di disegnatore, egli riesce a rendere, con lettura chiara e leggibile, quanto egli stesso produce. Nella figura è particolarmente felice, sia che si tratti di volti di giovani donne che nella loro idealizzazione sembrano vagheggiare un innato desiderio di evasione, sia volti di vecchi e bambini che rivelano una carica altamente umanitaria, anche quando mal celano una secolare tristezza…”[3]. Dello stesso parere Mario De Marco, che scrive: “Donato Minonni nella figura femminile sa trascendere le pulsioni naturali, sa elevarsi al di là del condizionamento fisico, e ci rappresenta un ideale di bellezza che vuol essere anche misura e guida per un comportamento libero, nel senso che questo è scevro di pregiudizi e, comunque, di meccanismo materialistico”[4].
Minonni ha realizzato anche svariati acquerelli e ceramiche. Ha esposto negli anni in molte mostre personali e collettive nel Salento e in Italia. Notevoli le sue realizzazioni all’interno della Fondazione Filograna a Casarano, come la grande fontana centrale ed i giardini, e poi alcune opere in bronzo per il gruppo Filanto di Casarano. Nel paese di Taurisano, inoltre, ha realizzato il monumento alle vittime della strada in ricordo di tre giovani concittadini che persero la vita in un incidente stradale nel 1997 e allocato in via Monte Grappa nei pressi di Piazza Libertà. Nell’antropologia del Salento, che è la patria dell’anima oltreché geografica dell’autore, affondano le matrici artistiche del suo fare scultura. Il maestro ci spiega il suo approccio con l’arte e come nascano le opere che gli vengono commissionate. La prima fase è quella degli studi preparatori in cui egli si documenta leggendo tutto ciò che è stato scritto sul soggetto o sul tema che deve essere realizzato, anche con l’ausilio di filmati e documentazione varia. Quindi procede ai bozzetti preparatori che sottopone all’attenzione dei committenti e, dopo il placet degli stessi, passa all’ultima fase, quella della realizzazione vera e propria. Perché ciò avvenga però, deve scoccare la scintilla, la folgore dell’ispirazione. In questo caso, alla technè si unisce la theia dynamis, per dirla con Platone, cioè la magia di quell’ispirazione che ha sempre qualcosa di divino, che irrompe ed invade l’artista, rendendolo “entheos”, posseduto dal Dio. Forse sarebbe scontato dire che egli non lavora per il presente, seguendo le mode del momento, ma per offrire una testimonianza che duri nel tempo, che parli anche alle generazioni avvenire. Sta di fatto che, contemplando talune opere, si ha davvero la sensazione che il facitore abbia dato ad esse un che di eternale, sovrastorico. Uno scultore che lavori su progetti predefiniti infatti ha certamente meno libertà espressiva, per esempio, di un pittore che segua soltanto i ghiribizzi della propria fantasia. Ma, pur nella fedele esecuzione di un preordinato disegno, egli riesce a far sposare insieme cuore e cervello, attingendo dalla propria “visione interiore”, per tornare a Platone, ossia dalla forma ideale di bellezza, la sua rappresentazione materiale, fondendo, nel suo poiein (il “fare” degli antichi greci, da cui etimologicamente “poesia”) la propria interiorità con la matericità dell’opera, “esprit de finesse e esprit de geometrie”, potremmo dire con Pascal.
Una delle opere più imponenti di Minonni è il Monumento a Padre Pio in bronzo che si trova a Parabita. Questo monumento, alto mt.3, fu voluto dal poeta Rocco Cataldi. A capo del Comitato Promotore, dovette combattere per anni contro la burocrazia, prima di vedere avverato il suo sogno: una piazza, all’interno della zona di espansione di Parabita, lungo la strada per Collepasso, ed al centro una imponente statua bronzea del Santo da Pietralcina, grazie anche alla generosità di tanti concittadini riunitisi in comitato. “Un’occasione per contribuire alla crescita spirituale della nostra gente”, scriveva Cataldi in un articolo apparso sulla rivista «NuovAlba», “per guardare in alto, in un momento in cui si è assediati dal materialismo che costringe a guardare in basso”, e pubblicava sulla stessa rivista una poesia inedita scritta in onore del Santo[5]. Il monumento scultoreo, realizzato da Donato insieme al figlio Carlo, venne inaugurato nel giugno del 2002 in concomitanza con la canonizzazione di Padre Pio e con una messa officiata dall’allora Vescovo della Diocesi di Nardò-Gallipoli, Domenico Caliandro. Significativo il messaggio apposto sul basamento della statua: “Dal cuore di Parabita a S. Pio da Pietralcina”[6]. L’opera, come spiega lo stesso Minonni, “raffigura un grande tronco di ulivo scavato dagli anni nella secolare ricerca della luce. Dalle vecchie radici, come per miracolo, continuano a spuntare sempre nuovi germogli e ramoscelli. Sembrano mani protese verso il cielo in segno di preghiera, auspici di pace e riconciliazione. Dall’albero, animato da varie figure, emerge il Santo di Pietralcina. La sua mano sinistra si protende porgendo la corona del Rosario a chi la implora, l’altra si alza per benedire due ragazzini intenti a ripetere il rito millenario della piantagione, rimando al culto della Madonna della Coltura di Parabita”[7]. A Rocco Cataldi, Donato Minonni era legato da profonda amicizia e, alla morte del poeta, un gruppo di amici che volle commemorarlo con un busto ricordo, si rivolse proprio a Minonni, il quale fu lieto di assumere l’incarico che lo portò alla realizzazione di una Stele con ritratto in pietra, posizionata nello stesso spiazzo in cui ha luogo il Monumento a Padre Pio.
Fra le opere del Nostro, occorre aggiungere: la stele funeraria con ritratto di Marcello Lezzi a Matino, del 1997; l’Angelo ad ali spiegate, in marmo bianco di Carrara, a Gallipoli, del 2001. Imponente è il Monumento a Papa Giovanni Paolo II, realizzato in marmo bianco di Carrara, alto 3 metri e 15 e posizionato nella omonima piazzetta a Casarano, nel 2007. Questa statua potrebbe in realtà definirsi un gruppo scultoreo, dati l’alto contenuto simbolico dell’opera e le diverse serie allegoriche tracciate nella materia. Infatti, sulle spalle del Papa, vediamo delle colombe e dei ramoscelli di ulivo che il Santo Padre solleva con la mano destra. In basso, sotto la sua stola, un nido di pace per l’infanzia; ai piedi del santo, troviamo il gruppo di Solidarietà e Carità, rappresentate con dei giovani che offrono acqua e cibo ad un denutrito; a sinistra in basso è rappresentata l’Accoglienza, con una barchetta carica di disperati che cerca di guadagnare la riva mentre qualcuno da terra tenta di mettere in salvo un bambino; più avanti, un nido formato da ramoscelli di ulivo nel quale sono angioletti e bambini. Nella parte posteriore invece sono rappresentate scene di guerra, i campi di concentramento, le fosse comuni, le deportazioni e il pianto delle madri che genera un mare di lacrime.
Il marmo è il materiale più nobile, difficile da lavorare, secondo l’artista, ma anche latore di grandi soddisfazioni. “Fare arte” dice il professor Minonni, “non è riproduzione all’infinito dello stesso tema. Fare arte è invenzione continua, è instancabile, indefessa ricerca, è idea e tecnica; ma l’arte moderna ha imposto all’attenzione generale sedicenti artisti che non hanno tecnica ed anche un gusto che porta inevitabilmente alla moda, alla tendenza del momento”[8]. In questa sua affermazione si ritrova la volontà di ribellarsi alle regole dettate dal mercato, alle mode appunto, che portano ad un appiattimento generale, lasciando poco spazio creativo a chi invece vuole muoversi in totale libertà. “L’arte è l’unica speranza che salva l’uomo dalla violenza, dalla barbarie”, spiega ancora Minonni, “essa unisce gli uomini e li libera da ciò che è transeunte, facendoli elevare verso l’alto, verso il sublime. Bisogna prendere esempio da Michelangelo, il più grande di tutti, un punto di riferimento imprescindibile, precursore dell’arte moderna. Nelle mie sculture c’è l’umanità che assomiglia all’albero di ulivo che si rinnova sempre su sé stesso, l’umanità che continua ad andare avanti, nonostante le vicende tragiche di questi ultimi tempi”. La sua ispirazione è classica, la scultura greca il suo modello di riferimento, come confermano l’armonia delle forme, la pulizia, il perfetto equilibrio, che trasmette all’osservatore una serenità interiore. Numerose sue realizzazioni decorano tombe private, piazze e luoghi pubblici in tutto il Salento. Come conferma Giorgo Valzano, “la sua arte è anche di Artigianato, nel senso in cui tale termine si applica per i grandi maestri della nostra Arte figurativa”[9].
Da artista eclettico e curioso, appassionato anche di architettura e arredamento, ha realizzato opere di restauro di ville, allestimento di negozi, sistemazione di giardini e parchi. Come grafico, alcune copertine di libri quali, ad esempio: Scuola e cultura nella realtà del Salento, per l’Annuario del Liceo Scientifico Vanini di Casarano del 1995; Il giovane Gramsci, di Gigi Montonato, del 1998; La fatica, l’ingegno, la creatività. Arti e mestieri a Taurisano tra ‘800 e ‘900, di Roberto Orlando, nel 2010; Lavoro e proverbi nella società del bisogno. Taurisano tra ‘800 e ‘900, di Vittorio Preite (2010); Humanitas et civitas. Studi in memoria di Luigi Crudo, a cura di Giuseppe Caramuscio e Francesco De Paola (2010); ed altri ancora. Del 2011 è un busto marmoreo di Giosuè Carducci, posizionato nel cortile dell’omonimo edificio scolastico taurisanese e voluto dal Circolo Tennis “G.Verardi” di Taurisano, inaugurato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. In quella circostanza, Aldo de Bernart, che dell’istituto Carducci era stato direttore didattico nei lontani anni Sessanta, tracciando un parallelo fra la statua carducciana del Guacci (del 1910, presso l’ex Convitto Palmieri di Lecce) e quella più recente di Minonni, scriveva: “Da domani gli alunni dell’Edificio Carducci saranno guardati dagli occhi del busto del Minonni, che scava uno sguardo più sereno, più dolce, più tranquillo, forse quello del poeta degli affetti famigliari. È l’arte di questo scultore taurisanese che plasma, accarezza e fa parlare le figure. Ragazzi dell’istituto Carducci, tenete per voi lo sguardo del poeta scolpito da Minonni ed io terrò quello del Guacci. Solo così potremo ricordare insieme i due artisti, entrati prepotentemente nella nostra vita. E come nel lontano 1910 fu osannato il prof. Luigi Guacci, così noi osanniamo questa sera il nostro prof. Donato Minonni. Grazie professore”[10]. Una delle più recenti realizzazioni in cui è stato impegnato, insieme col figlio Carlo, è quella del sarcofago della serva di dio Mirella Solidoro, molto venerata a Taurisano, che si trova presso la chiesa Ss. Mm. Maria Goretti e Giovanni Battista. Il foto-catalogo riporta le varie fasi dell’opera, dal progetto alla scelta dei blocchi di marmo a Carrara, fino alla lavorazione e posa in opera, con l’inaugurazione finale. Nella stessa chiesa, opera di Minonni sono le grandi e bellissime vetrate realizzate in vetri colorati e grisaglia ad alto fuoco.
Taurisano è la città di Giulio Cesare Vanini (1585-1619) e dunque fra le realizzazioni di Minonni, non potevano mancare delle opere che all’illustre filosofo rendono omaggio[11].
Nel 1969 una medaglia ed un busto in occasione del primo convegno di studi sul filosofo taurisanese, a 350 anni dalla morte[12]. Interessanti le dichiarazioni dell’autore sulla genesi delle due opere: “Il busto, realizzato con graniglia di marmo di Carrara e cemento bianco da modello in argilla, venne posizionato nella Scuola elementare ‘G. C.Vanini’ di Taurisano. La mia prima scultura in assoluto, avevo frequentato a Lecce, presso l’Istituto Statale d’Arte ‘G. Pellegrino’ la sezione Pittura. Ispirandomi al busto di Vanini realizzato da Eugenio Maccagnani, tuttora esistente nella Villa comunale di Lecce, volli interpretare un mio ritratto del filosofo dandogli un’espressione piuttosto corrucciata e allo stesso tempo determinata a perseguire le proprie idee. In questo caso, come in tantissimi esempi della ritrattistica neoclassica, anche il Nostro si presenta privo di abbigliamento. Il modello per la medaglia in gesso, invece, del diametro di 10 cm, venne pubblicato dal prof. Andrzej Nowicki, in un suo libro del 1970”[13].
Sempre nel 1969, Minonni realizza una versione modificata della statua, in graniglia di marmo di Carrara e cemento grigio, in cui è stata ridotta parte del busto, che si presenta con una camicia accollata, e che oggi fa parte di collezione privata. Nel 1985, è la vota di un “Annullo postale” realizzato in occasione del 400° anniversario della nascita del filosofo. Nel disegno si riprendono le fattezze dei busti realizzati nel 1969. Entrando nel merito di queste opere, si legge che qualche studioso si è soffermato con spirito critico sulla raffigurazione del suo primo Vanini, in abbigliamento da guascone francese (o “alla D’Artagnan”, come si dice comunemente). Occorre dire che questa prima raffigurazione vanta illustri precedenti, a partire dal ritratto di Raffaello Morghen (1758-1833), autore di una delle prime immagini su incisione del filosofo taurisanese, risalente agli inizi dell’Ottocento, nella Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli[14], fino al busto di Antonio Bortone (1844-1938) in cui Vanini viene raffigurato con baffi e pizzetto, folta capigliatura, e in un atteggiamento vagamente romantico[15]. Il busto di Bortone è conservato presso la Biblioteca Provinciale “N. Bernardini” di Lecce. Allo stesso modo Vanini è rappresentato nella litografia del Petruzzelli del 1878 per il libro di Raffaele Palumbo, Giulio Cesare Vanini e i suoi tempi[16], riproposta nel volume taurisanese del 1969 sulle celebrazioni per i 350 anni della morte di Vanini[17]. In quest’ultima pubblicazione, alla litografia del Petruzzelli, in basso, è aggiunta la formula del giuramento di Vanini all’atto del conseguimento del titolo di dottore in utroque iure. In realtà, si tratta di un fotomontaggio, ovverosia di due documenti a sé stanti assemblati insieme: infatti la litografia è nel summenzionato volume di Raffaele Palumbo, mentre la formula del giuramento è conservata in Archivio di Stato di Napoli e pubblicata da Francesco De Paola in un suo saggio del 2008[18]. Una vaga somiglianza con un guascone francese, dunque, tanto nelle opere ottocentesche, quanto in quella di Minonni. Ma a tali osservazioni l’artista con serenità risponde richiamando l’attenzione sulle caratteristiche delle opere riferentisi all’epoca di Vanini e, per esempio, elenca una serie di statue che ornano il ballatoio del Museo del Louvre, come quelle di Giovanni Cassini, Cartesio, J. Goujon, Pier Corneille, Moliere, tutte opere artistiche che documentano l’abbigliamento in voga tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600, epoca in cui visse e morì il filosofo di Taurisano. Allo stesso modo del primo Vanini di Minonni, il filosofo viene raffigurato da Eugenio Maccagnani (1852-1930) nel busto del 1886 che si trova nella Villa Garibaldi a Lecce, e anche da Ettore Ferrari (1845-1929) nel medaglione che si trova nella base del monumento a Giordano Bruno del 1889, in piazza Campo dei Fiori a Roma[19]. Sempre con pizzetto e folta capigliatura, è raffigurato in uno schizzo pubblicato da Cesare Serafini nel 1914[20] e da Martin Zbigniew nel 1976[21].
Ancora, nel 1995, Minonni realizza una medaglia per il “suo” Liceo Scientifico di Casarano. Si tratta di una medaglia in bronzo dorato, del diametro cm. 5, realizzata in numerosi esemplari per premiare ogni anno l’alunno più meritevole nel corso di studi del Liceo. Nello stesso anno, un busto in bronzo per il Liceo Scientifico di Casarano, che venne intitolato allo stesso Vanini. L’opera è stata realizzata con fusione a cera persa, presso la fonderia Bruno Sordini di Milano. Ecco l’interpretazione che lo scultore dà dell’opera: “In questo caso, una maggiore libertà di interpretazione dell’espressione del volto e della composizione danno una rappresentazione del filosofo che, avvolto dalle fiamme del rogo, conserva la sua espressione pensante ma determinata. I capelli corti isolano la testa dal gioco delle fiamme che avvolgono la sua figura mentre dal basso parte e si avvolge a spirale una forma che si lega al resto della composizione”. Sulla statua si leggono i versi del prof. Francesco Politi, nativo della stessa Taurisano, che così recitano: “Di Natura gli arcani anelò con ardore indagare, / lasciò tra le fiamme la vita, / svanì cenere sparso da mani sacrileghe al vento, / ma dell’audace suo spirito i lumi furono albori /alle ansie e alle ricerche dell’età nuova”.
Con il bronzo per il Liceo Scientifico, lo scultore ha mostrato il suo coraggio nell’abbandonare uno stereotipo sicuramente abusato nel corso di un secolo e, per giunta, falso (la figura del frate “eretico” che viene esemplarmente ma crudelmente punito e che va riscattato e “presentato come martire del libero pensiero”). La sua originalità consiste nel dare una nuova interpretazione della figura del filosofo (come scrutatore degli arcani dell’Universo e rivelatore degli stessi agli uomini del suo tempo), nella geniale intuizione di abbinargli i versi di Francesco Politi, e nella sua maestria nell’usare una nuova tecnica realizzatrice. Nel 2015, il busto del 1969, conservato ma maldestramente legato con filo di ferro nell’edificio scolastico “Vanini” di Taurisano, viene rifatto per volontà dello stesso Minonni[22].
Infine, nel 2021, lo scultore si applica alla realizzazione di un nuovo busto del filosofo con l’intendimento di donarlo all’Università degli Studi del Salento. Verrebbe fin troppo facile, a questo punto, giocando col suo nome di battesimo, citare il noto assioma latino nomen omen per indicare la generosità dello scultore, il quale si è sempre speso a favore degli altri, della comunità di appartenenza e dell’arte, donando la propria opera e tutto sé stesso. Con la nuova scultura vaniniana, Minonni si allontana definitivamente dal cliché tramandatoci nella prima fase e mostra invece aderenza alla figura culturale e fisica (descrizione delle vesti, moda dei capelli), derivante da una attenta lettura dei documenti che ne descrivono il profilo biografico, ed è l’aspetto complessivo che più si adatta ad un personaggio che ha vissuto per alcuni mesi in un ambiente elegante e cortigianesco come Parigi, dove il Vanini frequentò personaggi del calibro di Bassompierre (Gran Maresciallo di Francia), della corte di Maria dei Medici e di tanti altri nobili francesi. È, questo, un percorso culturale che mai nessuno prima ha intuito o affrontato e che conferisce valore artistico di grande importanza alla nuova statua di Minonni. Dopo un lunghissimo iter burocratico, l’opera è stata inaugurata nell’atrio del Dipartimento di Filosofia presso l’Università degli Studi del Salento il 9 febbraio 2022 alla presenza del Magnifico Rettore dell’Unisalento, prof. Fabio Pollice, e di altri rappresentanti istituzionali[23]. Il 6 marzo 2022 si è poi tenuta nella città natale di Minonni, presso il Teatro della Chiesa SS. Maria Goretti e Giovanni Battista, una manifestazione dal titolo “Il Vanini nell’arte di Donato Minonni”, organizzata dalla Società Storia Patria di Lecce e dal Circolo Tennis Verardi Taurisano, con relazioni di Donato Minonni, Mario Spedicato, Ivano Colona, Francesco De Paola, Paolo Agostino Vetrugno e di chi scrive.
Nella chiesa dei Ss. Mm. Maria Goretti e Giovanni Battista di Taurisano, sempre opera di Minonni, è la recentissima Via Crucis, che adorna le pareti dell’edificio, realizzata in vetro con colori ceramici e retroilluminata.
“Animato costantemente dal demone della ricerca e della sperimentazione”, scrive Mario De Marco, “Donato Minonni sfida quotidianamente la materia, corrobora la propria creatività, egli si guarda dentro e attorno per comprendere quell’eterno mistero che è l’uomo, e ad esso dedica la sua arte che ha tanto da dire e da dare”[24]. L’emozione che egli innerva nelle sue opere, sia che lavori il bronzo, sia che lavori il legno o la pietra calcarea o il travertino, fa pensare ad una semantica forte di valori che, nella sua visione del mondo e della vita, sostanziano l’opera stessa, ne impastano la materia. E così, specie nelle sculture di arte sacra, la verità della forma e oltre la forma, il bisogno di elevazione, la spiritualità che trascende la materia, effusa nei suoi aerei volumi, costituiscono cifra distintiva e bagaglio poetico del facitore Donato Minonni.
ELENCO DELLE OPERE DI DONATO MINONNI
SCULTURA
1969 – Giulio Cesare Vanini (graniglia di marmo e cemento), Taurisano (Le).
1970 – Maternità (marmo giallo di Siena), Catania.
1971 – Maternità (pietra silicea), alt. cm. 90, Taurisano (Le).
1974 – Ritratto (marmo bianco di Carrara), alt. mt. 1.30, Taurisano (Le).
1975 – La danza (vetroresina arricchita), diam. 1,40, Taurisano (Le).
1980 – Lavoro nel cortile, bassorilievo in bronzo, cm 22×30, proprietà privata.
1982 – Maternità, benessere e fame (pietra di Trani), alt. cm 80, proprietà privata.
1985 – Santa Lucia (legno di Cirmolo), alt. mt. 2,20, Brindisi, Chiesa di san Nicola.
1988 – San Pio da Pietrelcina (marmo di Carrara), alt. mt 2,20, Taurisano (Le).
1989 – La danza degli dei (resina e bronzo), Dugnano Paderno (Mi).
1989 – Figura femminile (pietra leccese), alt. Cm.0,90 Tricase (Le).
1991 – Aurora (marmo bianco di Carrara), alt. 1,52, proprietà privata.
1991 – Angelo (Da Leonardo da Vinci), marmo di Carrara, diam. cm 40, proprietà privata.
1991 – Busto femminile (marmo bianco di Carrara), alt. cm 38, proprietà privata.
1993 – Ritratto di Marcello (marmo di Carrara), alt. mt. 2,20. Matino (Le).
1993 – Modello in gesso per un ritratto, mt 2,20, Casarano (Le).
1994 – Busto di Giulio Cesare Vanini (bronzo) alt. mt. 0,75. Casarano, Liceo scientifico-linguistico Vanini.
1994 – Crocifissione (bronzo), insieme cm 50, proprietà privata.
1994 – Madonna con Bambino (legno di Tiglio), alt. mt. 2,20, Taurisano (Le).
1994 – San Francesco (bronzo) alt. mt. 2,20. Gemini (Le).
1994 – Medaglia di G.C. Vanini (bronzo dorato), diam. cm 5.
1995 – Ritratto funerario (marmo di Carrara), diam. cm 32, Ugento (Le) .
1997 – Ritratto di Marcello Lezzi, stele funeraria, Matino, Cimitero Comunale.
1997 – Angelo con un’ala (marmo bianco di Carrara), altezza naturale, Gallipoli (Le).
1997 – Monumento alle vittime della strada (marmo di Carrara), Taurisano (Le).
1997 – Ninfetta (onice), cm 80, proprietà privata.
2001 – Angelo ad ali spiegate (marmo bianco di Carrara), grandezza naturale, a Gallipoli (Le).
2002 – Monumento a san Pio da Pietrelcina (bronzo), alt.mt.3,00, Parabita (Le).
2002 – Ritratto in bronzo, grandezza naturale, Gallipoli.
2006 – Volto di Cristo, Gallipoli.
2007 – Giovanni Paolo II (marmo di Carrara), alt. mt 3,15, Casarano (Le).
2007 – Ritratto del poeta Rocco Cataldi, monolito in pietra di Apricena, Parabita (Le).
2011 – Busto di Giosue Carducci (marmo di Carrara), alt. cm 80, Taurisano, Edificio Carducci.
2011 – Sarcofago di Mirella Solidoro (marmo di Carrara), mt 240×140), Taurisano, Chiesa dei Ss. Martiri Maria Goretti e Giovanni Battista.
2011 – Volto di Cristo (marmo Pentelico), grandezza naturale, Taurisano (Le).
2011 – Piccola siriana (terracotta), proprietà privata.
2015 – Volto di Angelo sorridente (marmo pentelico), Gallipoli.
2015 – Bimbo dormiente, (terracotta), cm 25, proprietà privata.
2015 – Famiglia di profughi, (terracotta), cm 40, proprietà privata.
2015 – Ninna nanna, (legno di Tiglio), cm 32, proprietà privata.
2015 – Piccolo profugo addormentato, (terracotta), cm 30, proprietà privata.
2015 – Profughi, (terracotta), cm 36, proprietà privata.
2015 – Ragazza dormiente, (terracotta), cm 32, proprietà privata.
2015 – Testa di donna, (terracotta), cm 30, proprietà privata.
2015 – Testa di uomo, (terracotta), cm 25, proprietà privata.
2021 – Giulio Cesare Vanini, bronzo e resina epossidica, Lecce, Università del Salento.
2021 – Modello in gesso per un ritratto, proprietà privata.
2021 – Ritratto in bronzo, Casarano (Le).
2022 – La Resurrezione di Cristo, (bronzo), alt.cm 180, proprietà privata.
2022 – Deposizione dalla Croce, in corso d’opera.
PITTURA
1966 – Cipressi – Olio su tela -cm 30×40.
1969 – Notturno – Olio su tela – cm 40×70.
1970 – Tra gli ulivi – Olio su tela – cm 60×80.
1970 – Visione tra gli ulivi – Olio su tela – cm 60×80.
1971 – Allegoria del tempo – Olio su tela – cm 100×50.
1972 – Tormento – Olio su tela – cm100x50.
1973 – Il faro di Torre san Giovanni – Olio su tela cm 80×100.
1973 – Maternità – Olio su tela – cm 60×80.
1973 – Madre – Olio su tela – cm 50×60.
1975 – Passione – Olio su tela – cm 50×70.
1975 – Fra le onde – Olio su tela – cm 60×80.
1977 – Aurora – Olio su tela – cm 60×80.
1978 – Maternità – Olio su tela – cm 60×80.
1978 – Danza salentina – Olio su tela – cm 80×120.
1978 – Visione – Olio su tela – cm 60×80.
1978 – Isabella – Olio su tela – cm 80×100.
1978 – Crocefissione e Don Bosco – Olio su tela – cm 200×300.
1978 – Ritmi intensi – Olio su tela – cm 80×100.
1978 – Volto di Cristo – Olio su tela – cm 60×80.
1978 – Volto di bimba – Inchiostro seppia su carta – cm 50×60.
1978 – Ballerina – Olio su tela – cm 60×80.
1978 – Maternità – Olio su tela – cm 50×60.
1978 – Pescatore all’alba – Matite su carta – cm 40×50.
1978 – Volto di pescatore – Matite e sanguigna su carta – cm 40×50.
1978 – Nel bosco – Olio su tela – cm 50×70.
1979 – Sosta per respirare – Olio su tela – cm 80×120.
1979 – Contadino – Olio su tela – cm 80×100.
1979 – Papaveri – Olio su tela – cm 50×60.
1980 – Scena di campagna salentina – Olio su tela – cm 30×40.
1980 – Volto di pescatore – Olio su tela – cm 60×80.
1980 – Giorno di festa – Olio su tela – cm 40×50.
1980 – Pescatori di Gallipoli – Olio su tela – cm 80×100.
1980 – Piccola sosta – Olio su tela – cm 40×60.
1980 – Pescatore – Olio su tavola – cm 70×100.
1980 – Madonna con bambino – Olio su tela – cm 50×60.
1982 – Fruttivendolo – Olio su tela – cm 50×60.
1982 – Maternità – Olio su tela – cm 60×70.
1982 – Alba invernale – Olio su tela – cm 50×60.
1982 – La bancarella – Olio su tela – cm 50×60.
1983 – Fiori del Salento – Olio su tela – cm 50×70.
1983 – Frutti d’estate – Olio su tela – cm 60×70.
1983 – Frutti di stagione – Olio su tela – cm 60×70.
1983 – Maternità – Olio su tela – cm 60×70.
1983 – Salento – Olio su tela – cm 30×40.
1983 – Ritorno dal lavoro – Olio su tela – cm 30×40.
1983 – Contadino – Olio su tela – cm 40X50.
1983 – Silvia – Olio su tela – cm 40×50.
1983 – Brezza al tramonto – Olio su tela – cm 30×40.
1983 – Zappare la terra – Olio su tela – cm80x100.
1984 – Contadine – Olio su tela – cm80x100.
1984 – Crepuscolo della civiltà contadina – Olio su tela – cm 120×80.
1984 – Sguardi – Olio su tela – cm 30×40.
1984 – Voci nella notte – Olio su tela – cm 60×80.
1984 – Sirenetta – Olio su tela – cm 40×50.
1984 – Capelli d’oro – Olio su tela – cm 60×80.
1984 – Composizione – Olio su tela – cm 40×50.
1984 – Crocefissione – Olio su tela – cm 50×60.
1984 – Incubo – Olio su tela – cm 50×60.
1984 – Le due età – Olio su tela – cm 60×80.
1984 – Crocefisso – Olio su tela – cm 60×80.
1984 – Desaparecido – Olio su tela – cm 100×120.
1985 – Volto di donna – Olio su tela – cm 60×70.
1985 – Brezza – Inchiostro seppia su carta – cm 30×40.
1985 – Al tramonto – Olio su tela – cm 50×60.
1985 – Venere – Olio su tela – cm 40×50.
1988 – Contadino – Olio su tela – cm 50×60.
1988 – Contadino con bisaccia – Olio su tela – cm 50×60.
1988 – Maternità – Olio su foglia d’oro – cm 20×25.
1989 – Primavera – Pastello su carta – cm 60×80.
1991 – Pannello decorativo – Colori poliuretanici su alluminio – cm 300×200.
1991 – Madonna con bambino – Olio su tela – cm 60×80.
ACQUERELLI
2003 – Saluto al mattino – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Alla fontana – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Le rammendatrici – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Vicolo salentino – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Venditore di calce – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Cortile salentino – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Nelle viuzze di Matino – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Brezza autunnale nel vigneto – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Tramonto autunnale – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Risveglio – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Volto di donna – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Anna – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
2003 – Giocando a briscola – acquerello su carta filigranata cotone 100% – cm 57×76.
VETRATE
Vetrate Chiesa dei SS. Martiri Maria Goretti e Giovanni Battista – Taurisano:
-Vetrata dell’abside, composta da tre colonne di 6 pannelli ciascuna, misura in totale mt 5,25 x 7,00: la Croce come simbolo universale della sofferenza e della Redenzione;
-Vetrata della facciata, mt 2,20×9,00: Cristo benedicente;
-Vetrata di sinistra, mt 2,20×9,00: Santa Maria Goretti;
-Vetrata di destra, mt 2,20×9,00: Il Battesimo.
VIA CRUCIS – TAURISANO
Chiesa dei SS. Martiri Maria Goretti e Giovanni Battista –Taurisano:
01 -Staz I
Gesù è condannato a morte
02 – Staz II
Gesù è caricato della croce
03 -Staz III
Gesù cade per la prima volta
04 -Staz IV
Gesù incontra sua madre
05 – Staz V
Gesù è aiutato dal Cireneo
06 – Staz VI
Santa Veronica asciuga il volto di Gesù
07 – Staz VII
Gesù cade per la seconda volta
08 – Staz VIII
Gesù consola le donne di Gerusalemme
09 – Staz I X
Gesù cade per la terza volta
10 – Staz X
Gesù è spogliato delle vesti
11 – Staz XI
Gesù è inchiodato sulla croce
12 – Staz XII
Gesù muore in croce
13 – Staz XIII
Il corpo di Gesù è deposto dalla Croce
14 – Staz XIV
Gesù è deposto nel sepolcro
COPERTINE VOLUMI
Ad Antonio Corsano Per l’intitolazione della Biblioteca Comunale di Taurisano, Presenza Taurisanese, dicembre 1990, Taurisano, Tip. Armida, 1990.
Scuola e cultura nella realtà del Salento Annuario del Liceo Scientifico “G.C.Vanini” di Casarano, Casarano, Carra Editrice, 1995.
Giulio Cesare Vanini. Dal testo all’interpretazione, a cura di Giovanni Papuli, Presenza Taurisanese, novembre 1996, Galatina, Editrice Salentina, 1996.
Gigi Montonato, Il giovane Gramsci, Galatina, Congedo Editore, 1998.
Gigi Montonato, Comi-Evola. Un rapporto ai margini del fascismo, Galatina, Congedo Editore, 2000.
Friedrich Nietche, Testi poetici. Traduzione di Francesco Politi, Presenza Taurisanese, novembre 2001, Taurisano, 2001.
Liceo scientifico – linguistico “G. C. Vanini” Casarano, POF, A.s.2004/2005, Casarano, Carra Editrice, 2005.
Gigi Montonato, Dal tempo ritrovato. Diario 1970, Edizioni di Presenza, Galatina, Editrice Salentina, 2010.
Roberto Orlando, La fatica, l’ingegno, la creatività. Arti e mestieri a Taurisano tra ‘800 e ‘900, Taurisano, Centrostampa, 2010.
Vittorio Preite, Lavoro e proverbi nella società del bisogno. Taurisano tra ‘800 e ‘900, Galatina, Congedo Editore, 2010.
Humanitas et civitas. Studi in memoria di Gigi Crudo, a cura di Francesco De Paola e Giuseppe Caramuscio, “Quaderni de L’idomeneo”, Società di Storia Patria Puglia-sezione di Lecce, Galatina, Edipan, 2010.
Gino Pisanò, Studi di Italianistica fra Salento e Italia secc. XV-XX, Società Storia Patria Puglia – sezione di Lecce, Galatina, Edipan, 2012.
Luoghi della cultura e cultura dei luoghi. In memoria di Aldo de Bernart, a cura di Francesco De Paola e Giuseppe Caramuscio, “Quaderni de L’idomeneo”, Società di Storia Patria Puglia-sezione di Lecce, Lecce, Edizioni Grifo, 2015.
Dalla
rupe di Leuca alle scogliere di Dover In onore del viaggio di Francesco De
Paola, a cura di Giuseppe Caramuscio e Paolo Vincenti, Società
Storia Patria Puglia – sezione di Lecce, Castiglione, Giorgiani Editore, 2020.
[1] Una prima ricognizione della carriera artistica di Donato Minonni, in P. Vincenti, Fare scultura: Donato Minonni, in «Il Filo di Aracne», Galatina, n.5, novembre-dicembre 2014, pp. 41-43.
[2] Donato e Carlo Minonni. Opere, fotolibro, Taurisano, FotoSolidoro, s.d.
[3] L. C. Fontana, Storia naturale e storia dell’uomo nell’arte di Donato Minonni, in «Nuovi Orientamenti», a. IV, n.22, sett.-ott. 1973, pp. 27-28 e poi in M. Del Bene, Scoprire l’arte e l’artigianato nel leccese, Edizioni Galleria “La Gioconda” Tricase, Galatina, Editrice Salentina, 1980, p. 73.
[4] M. De Marco, testo, in Donato Minonni, 2,3,4 agosto 1984, Municipio Vecchio, Taurisano, brochure della mostra, 1984.
[5] R. Cataldi, Per guardare in alto, in «NuovAlba», Parabita, n.1, marzo 2002, p.10.
[6] L. Provenzano, Dedicato a San Pio da Pietralcina. Un pregevole monumento a Parabita, in Donato e Carlo Minonni. Opere, fotolibro, cit.
[7] D. Minonni, Col cuore e con la mente, in Inaugurazione del monumento a San Pio da Pietralcina, Parabita 16 giugno 2002, brochure dell’evento, 2002.
[8] Tutte le dichiarazioni virgolettate sono state, in occasioni diverse, rese verbalmente dallo scultore a chi scrive.
[9] G. Valzano, testo, in Donato Minonni, 2,3,4 agosto 1984, Municipio Vecchio, Taurisano, cit.
[10] A. de Bernart, Giosue Carducci nei miei ricordi, Taurisano dicembre 2011, plaquette, Ruffano, Tipografia Inguscio e De Vitis, 2011.
[11] Per la produzione vaniniana di Minonni: P. Vincenti, Giulio Cesare Vanini nel percorso iconografico di Donato Minonni, in «L’Idomeneo», Società Storia Patria per la Puglia, sezione di Lecce- Università del Salento, n.29 -2020, Castiglione, Giorgiani Editore, 2020, pp. 217-228.
[12] Si veda: Amministrazione Comunale di Taurisano, Celebrazioni in onore di Giulio Cesare Vanini. 350° Anniversario della morte, a cura di Antonio Santoro, Francesco De Paola, Luigi Crudo, Prefazione di Aldo de Bernart, Cutrofiano, Panico &Toraldo,1969.
[13] Il libro a cui fa riferimento Minonni è: A. Nowicki, Centralne Kategorie filozofii Vaniniego, Panstwowe Widawnictwo Naukowe, Warszawa 1970, p. 283.
[14] Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli ornata de’ loro rispettivi ritratti, compilata da diversi letterati nazionali, Napoli, N. Gervasi, 1817. Si tratta di un’opera monumentale in 15 volumi, usciti dal 1815 al 1830. Il ritratto del Morghen è allegato alla biografia di Vanini a cura di Andrea Mazzarella da Cerreto. Ne riferisce A. Nowicki, in Giulio Cesare Vanini (1585-1619). La sua filosofia dell’uomo e delle opere umane, Accademia Polacca delle Scienze, Biblioteca e Centro di Studi a Roma, fascicolo 39, Ossolineum, Wroclaw-Warszawa-Krakòw, 1968, p.40. Questo ritratto viene pubblicato per la prima volta in ambito salentino in F. De Paola – M. Leopizzi, I documenti originali sui “processi” a Vanini, Fasano, Schena Editore, 2001, p. 15.
[15] Così è ritratto anche in M. Laval, Le philosophe Uciglio Vanini, in «Mosaique du Midi», 1837-1838, p. 22. Il busto di Bortone viene pubblicato nel libro di G. Porzio, Antologia vaniniana, Lecce, 1908, prima del frontespizio. Si veda A. Nowicki, Giulio Cesare Vanini (1585-1619). cit., p. 40.
[16] R. Palumbo, Giulio Cesare Vanini e i suoi tempi. Cenno biografico-storico corredato di documenti inediti, Napoli, 1878, riportato da A. Nowicki, op.cit., p. 41.
[17] Amministrazione Comunale di Taurisano, Celebrazioni in onore di Giulio Cesare Vanini. cit., p. 8.
[18] Archivio di Stato di Napoli, Collegio dei Dottori, busta 171, Folio 43v, riportato da F. De Paola, Note sui Vanini di Taurisano e sui dottori dell’antica Terra d’Otranto, in Aa.Vv., Filosofia e Storiografia. Studi in onore di Giovanni Papuli, vol. II – L’età moderna, a cura di S. Ciurlia, E. De Bellis, G. Iaccarino, A. Novembre, A. Paladini, Galatina, Congedo, 2008, p. 113.
[19] A. Nowicki, Centralne Kategorie filozofii Vaniniego, cit., p. 176, fuori testo.
[20] C. Serafini, Giulio Cesare Vanini, Roma, Editoriale G. Galilei, 1914.
[21] Uno schizzo pubblicato da A. Nowicki, in Ostatnia noc Vaniniego, Katowice, 1976, p. 183. Lo stesso studioso polacco parla di un altro quadro del 1935 conservato nel Museo di Storia della Religione e dell’Ateismo a Leningrado, dipinto da Rada Efimovna Chusid, e di un disegno del 1952, di autore ignoto, nel Circolo Vaniniano di Taranto, probabilmente tratto dal medaglione del monumento di Campo dei Fiori: A. Nowicki, Giulio Cesare Vanini (1585-1619) cit., p. 44.
[22] Si rinvia a: F. De Paola, G.C. Vanini. Il busto di Minonni e la tradizione iconografica italiana, Taurisano ottobre 2015, plaquette, 2015.
[23] Il discorso tenuto dallo scultore in quell’occasione è riportato in D. Minonni, Il mio Vanini, in «Il Nostro Giornale», Supersano, n.96, luglio 2022, p. 68.
[24] M. De Marco, Donato Minonni. La scultura come ricerca, in «Presenza Taurisanese», Taurisano, p.11.