Il coraggio dell’ingenuità per la serenità del mondo

Augurare una serenità del mondo può anche sembrare ingenuo, è vero. Come si fa a pensare, a sperare, una serenità del mondo. E’ un po’ come pensare, sperare, in una innocenza del mondo. Il mondo non è stato mai, non potrà essere mai né innocente né sereno.

Però è anche vero che  la serenità si può costruire. Ora per ora, minuto per minuto, si possono predisporre condizioni che prefigurano scenari di un progresso sereno, che non ha altro obiettivo se non quello del benessere di tutti e di ciascuno.

Spesso, molto spesso, quasi sempre, lo sviluppo e il progresso sono stati determinati dalle visioni, dai progetti, dalle azioni, dai pensieri e dai comportamenti di uomini e donne contagiati dall’ingenuità, che hanno creduto in una possibile serenità del mondo, in una prossimità degli esseri e dei popoli, nell’incontro, nel confronto, nel dialogo, in un comune destino.  In un tempo dell’incognita, di incertezze d’ogni sorta, di crisi costanti e crescenti, di terreni che smottano continuamente, di punti di riferimento che si allontanano o si dissolvono, di occasioni che si riducono o che si azzerano, c’è bisogno della serenità di tutti: di ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, ogni giovane, ogni vecchio, ogni comunità, ogni popolo. C’è bisogno di una serenità del mondo.

Forse non sappiamo bene neanche che cosa intendiamo per serenità del mondo, e comunque non sappiamo sintetizzarla in un’espressione. Ma è comunque essenziale cominciare a pensarla. Con una creativa ingenuità.  Con razionale, emotiva, sentimentale, intelligente, suggestiva, progettante ingenuità. In fondo, ogni volta che  pronunciamo o pensiamo soltanto la parola speranza, non facciamo altro che esprimere una sorta di ingenuità. Ma probabilmente non si potrebbe vivere senza un pensiero di speranza. Probabilmente non si potrebbe stare al mondo senza avere speranza che il mondo possa diventare più bello o meno brutto di com’è stato e di com’è. Meno inquieto. Più sereno.  Quando pensiamo e affermiamo che si sente l’urgenza di un cambiamento, vogliamo dire sostanzialmente questo. Cambiare significa mutare una condizione propria ed altrui oppure realizzare l’irrealizzato. Significa il passaggio ad una esistenza migliore. Meno inquieta. Serena.

In questo tempo dell’incertezza,  dell’ansia, di tempeste di buio che cancellano gli orizzonti, probabilmente abbiamo la necessità, l’urgenza, della bellezza dell’ingenuità. Se crediamo che il mondo possa salvarsi –  e non si può, non si deve fare a meno di crederci –  se consideriamo che il passaggio delle nostre esistenze possa avere un senso, o almeno una giustificazione, soltanto se siamo capaci di renderci migliori, di rendere migliore l’altro chi ci vive intorno, di consentire all’altro di rendere migliori noi, allora dobbiamo trovare la forza, trovare il coraggio di essere ingenui: tanto ingenui da pensare che ci possa essere una serenità del mondo. Perché per essere ingenui ci vuole coraggio. 

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, domenica 19 febbraio 2023]

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