di Salvatore Carachino
Atto II
Qualche giorno dopo sempre in casa Rasina. Clodia è in angolo accostata di profilo a una finestra. Si asciuga le lacrime. Sofia entra telefonando. Troppo agitata, non si accorge della sorella.
SOFIA. Le tue carezze non si dimenticano. Hai ragione, non si cancellano. Ho ancora i segni delle tue esplorazioni sulla mia epidermide. Geografo fallito!Naufrago!Sarai arrostito sulle sabbie ardenti dei tropici. Devi accompagnare le cantorine ad uno spettacolo? E tuo padre che ci sta a fare? Quando si tratta di zoccole le accompagni tu, vero? Spegne il cellulare e lo butta sul divano. Si accorge di Clodia. E tu, con quella faccia? Esitazioni di entrambe.
CLODIA. Io non sposo più Giorgino.
SOFIA.E non sposarlo! Dopo altra imbarazzante pausa. Oh santa vergine! Non ti sposi più con Giorgino? E chi, di grazia, ti vorrebbe inanellare? Eh no. Il vecchio fidanzato ti ha ingravidata e quello tu sposi.
CLODIA. Resto ragazza madre e lascio il lavoro dai Tartaro.
SOFIA. Sarcastica. Allora ho capito. Segui il prudente consiglio di colui che ti ebbe. Per amore, si spera.
CLODIA. Come! Mi ebbe. Mi dici perché parli così?
SOFIA. Con espressione di amara consapevolezza. Infatti, che dico. Per amore. Ti ha avuta a letto e basta. No? Cambiando tono. No. Allora, se nessun altro ti ebbe, il tuo è solo un ragionevole dubbio sentimentale. Una volta che ti mettessi in casa il Giorgino, non lo potresti più abbandonare.