La sfida della scienza per la comprensione dell’universo

di Antonio Errico

Voglio capire come Dio ha creato il mondo. Non mi interessa questo o quel fenomeno in particolare: voglio penetrare a fondo il Suo pensiero. Il resto sono solo minuzie.

Così disse una volta Albert Einstein. Un’ambizione  senza contenimento, senza misura, che potrebbe sembrare uno sconfinamento nei territori della follia. Ma un grande scienziato è colui che pretende di scagliare il pensiero al di là di ogni limite, che vuole oltrepassare il già pensato, tendendosi fino allo spasimo verso la conoscenza delle cose del principio e della fine, tentando l’azzardo che esclude la possibilità di un tentativo ulteriore, che si impone il risultato di una conoscenza assoluta, irripetibile, definitiva, senza comparazione, senza alternativa. Il grande scienziato è colui che pretende di perforare le tenebre dell’ignoto, di trovare il codice con cui decifrare il mistero che l’universo tiene in segreto, quell’altro ( o quello stesso?) che possiede l’esistere di ciascuno, quello dell’umanità. E’ colui che ha l’arroganza di immaginare l’inimmaginabile, penetrare l’impenetrabile, rivelare l’enigma, concedere visibilità all’invisibile, comprendere l’incomprensibile. Raggiungere l’essenziale, o almeno approssimarsi all’essenziale, al lievito primordiale. Che forse è rappresentato da quel venticinque per cento di materia oscura che  costituisce l’universo, come dice Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra, in una intervista di qualche giorno fa al “Messaggero”.      

Chissà se il segreto dell’origine e della fine non è contenuto in quel venticinque per cento. Chissà se il pensiero di Dio – oppure un suo riverbero, un suo riflesso –  non pulsa in quella percentuale, forse, probabilmente inespugnabile. Chissà se quella percentuale non rappresenta un’intelligenza superiore e insuperabile,   l’intelletto che governa la terra, il cielo, il mare, che decide le storie delle creature, che sancisce quali debbano essere i loro destini, che conosce   perfettamente il modo in cui  sarà il futuro. A questi interrogativi potranno dare risposta soltanto gli scienziati. (Gli altri sono soltanto dilettanti. Inattendibili).

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