Della straordinaria importanza del complesso di fondo Giuliano per la conoscenza dei processi di cristianizzazione del Salento, si è discusso pure nel settembre scorso in occasione del Convegno sui pellegrinaggi fra Atlantico e Mediterraneo, organizzato da Giorgio Otranto, auspicando quanto oggi è divenuto realtà. Con la pubblicazione di questo volume è infatti finalmente possibile disporre di tutta la imponente documentazione portata alla luce dalle varie campagne di scavo: si tratta di un complesso di circa 300 sepolture in cui le analisi antropologiche hanno permesso di identificare circa 480 individui, mentre i corredi funerari hanno restituito 500 oggetti, riferibili sia al rituale della sepoltura che agli elementi dell’abbigliamento e dell’ornamento. Ma l’interesse di questo contesto sta soprattutto nell’aver documentato e recuperato attraverso lo scavo non solo i materiali all’interno delle sepolture ma le tracce di attività e i materiali relativi allo spazio esterno. E’ stato così possibile ricostruire le pratiche di commensalità e di consumo dei cibi nell’area della necropoli, legate alla pratica del refrigerium da parte di gruppi familiari appartenenti ad uno strato sociale medio-alto di proprietari terrieri delle zone all’interno di Otranto, capaci di investire notevoli energie nella costruzione della chiesa e della necropoli e nell’esercizio di pratiche funerarie indirizzate ad attivare dinamiche di identificazione e di consenso sociale.
Peccato che il presente lavoro resti una lodevole eccezione nel quadro dell’archeologia del Salento tardo-antico e paleocristiano! Restano infatti sostanzialmente inediti gli scavi all’interno della cattedrale di Otranto, condotti dalla Soprintendenza, che pure hanno restituiti i resti di una chiesa ornata da una complessa decorazione musiva, pochi centimetri sotto il livello del ben più celebre mosaico figurato del XII sec., firmato da Pantaleone. Sempre ad Otranto, e sempre ad opera di funzionari della Soprintendenza, furono eseguiti gli scavi della chiesa extraurbana di località Maldonato, che presenta numerosi punti di contatto con il complesso vastense e che ha restituito, in una teca sotto l’altare, un piccolo sarcofago in marmo di fattura costantinopolitana, contenente una capsella per reliquie in argento, oltre che un esteso complesso cimiteriale in cui le tombe scavate nel banco di roccia sono coperti da lastre, alcune recanti iscrizioni. Anche di questi scavi attendiamo la restituzione alla conoscenza scientifica!
Le scoperte di fondo Giuliano furono anche motore per iniziative di coinvolgimento della comunità locale nella percezione e valorizzazione del patrimonio archeologico, anticipando attività che oggi vengono indicate come archeologia pubblica. Nacquero così il “Festival di Archeologia per i ragazzi”, che ebbe sede proprio nell’area delle Serre tra fondo Giuliano e i Santi Stefani; con i disegnatori della società InkLink fu realizzata una serie di tavole illustrative che permettevano anche ai non addetti di avere un’idea di quanto avveniva tra V e VI sec. all’interno della necropoli rupestre e durante le varie fasi di costruzione delle chiese. Grazie ai finanziamenti regionali fu pure realizzato il “Parco dei Guerrieri”, un’area vasta attrezzata con itinerari di visita che collegano la zona della chiesa al percorso lungo le mura messapiche, prossimo alla moderna cittadina, ed infine il Museo Archeologico di Vaste, dove è possibile ammirare anche i reperti provenienti da fondo Giuliano (alcuni di essi sono esposti presso il MUSA, museo dell’Università del Salento). Purtroppo oggi tutto è bloccato da incomprensibili complicazioni burocratiche e da una crescente indifferenza delle Istituzioni nei riguardi del Patrimonio Culturale, e dell’Archeologia in particolare, nonostante esso rappresenti una leva importante per lo sviluppo, anche economico, del Mezzogiorno d’Italia.
Concludendo, desidero esprimere la mia gratitudine a Giovanni Mastronuzzi, Valeria Melissano ed ai loro validi collaboratori per aver affrontato il gravoso, ma anche esaltante, impegno che ha portato a realizzare questa pubblicazione, con l’auspicio che essa possa divenire volano per la ripresa di iniziative che portino nuovamente le Istituzioni pubbliche, nazionali e territoriali, ad operare per la valorizzazione della ricchezza archeologica di questa regione.
Locorotondo, Valle d’Itria, 30 luglio 2022
[Presentazione di Giovanni Mastronuzzi e Valeria Melissano, Sepolture, rituali e comunità nei sec. IV-VI d. C. Il cimitero paleocristiano e bizantino di Vaste (Puglia meridionale),
BAR Publishing, Oxford 2022.]