Inchiostri 33. Segni a matita

di Antonio Devicienti

Giorgio Morandi fissava dei fogli sul tavolo; disponeva poi i diversi oggetti segnandone la posizione con la matita.

Col mutare della disposizione delle bottiglie, dei vasi, dei recipienti rimanevano i segni delle combinazioni precedenti, come stratificarsi in forma di segni-ricordi o, anche, di traiettorie di moti avvenuti – e proprio all’interno di quelle che ci si ostina a chiamare nature morte, dunque all’apparenza immobili e immote.

E invece, quella che è “un’operazione di servizio” (il Maestro rimarcava la posizione di una bottiglia, per esempio, per poterla spostare e, constatandone la poco convincente nuova collocazione, poterla risistemare nella posizione di partenza) si rivela traccia di attenta ricerca e di paziente attesa.

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