di Simone Giorgino
L’allegoria della pantera profumata, in uso già nel Medioevo, indicava, per Dante, il volgare illustre, la lingua della poesia che «effonde la propria fragranza in ogni città, ma non dimora in alcuna». L’immagine, anche se un po’ sbiadita, ha resistito fino ai giorni nostri. Andrea Zanzotto, per esempio, ha scritto, non senza ironia, che in tempi impoetici e omologanti come quelli in cui viviamo «la pantera non si fa prendere neanche per la coda».
Antonio Prete – comparatista di fama internazionale, oltreché eccellente poeta e traduttore – si è rimesso ora sulle sue tracce e ha scelto proprio quest’immagine per dare il titolo a una nuova collana di poesia, appena avviata per l’editore Manni.
Nel progetto del curatore, «La pantera profumata» intende mettere in dialogo poesia e ragionamento attorno alla poesia, considerati come «fili della stessa tessitura. Occhi dello stesso sguardo», come si legge nella presentazione.
Prete ha perciò invitato alcuni importanti poeti del nostro tempo ad accompagnare i lettori nella loro officina creativa, per mostrare più da vicino quella soglia – una pellicola sottilissima, sempre sfuggente – oltre la quale il ‘cantiere’ si trasforma in opera, il pensiero in ritmo e metro, la phoné in logos.
«Questo esperimento – racconta Prete – riprende per certi aspetti una rubrica fissa del mio semestrale “Il Gallo Silvestre”, La stanza del poeta, in cui alcuni poeti italiani – da Valerio Magrelli ad Antonella Anedda, da Biancamaria Frabotta a Franco Buffoni – aprivano per l’occasione l’ingresso del loro laboratorio, anticipando i lavori in corso, mostrando gli attrezzi del mestiere, ritagliandosi un momento di sosta e di riflessione dal loro lavoro quotidiano. A inaugurare la collana, che prevede due titoli all’anno, sarà Eugenio De Signoribus, e sono già in preparazione le raccolte di Umberto Fiori e di Enrico Testa».