Abazia

   All’insegna della laicità, ma sulle orme benedettine. Un nuovo faro di luce in una regione che travasa troppa ricchezza intellettuale in altre zone del paese e all’estero. Il giorno in cui si seguisse l’esempio in altri luoghi i silvestrini potrebbero cambiare sede in modo provvisorio o definitivo. Chierici vaganti come un tempo. Abazie come centri propulsori di civiltà, scuola per chi è rimasto in difetto di studi. Contropotere alle mafie di ogni risma. Vanno vivificate le periferie urbane. Solo le comunità possono farlo. La solitudine e il disagio creano sia folle di disperati che bande di furfanti. Gli uni e gli altri trasformano in boscaglia la terra madre. Si comincerebbe anche a mettere un limite alle successioni familiari che ingigantiscono i patrimoni.

   Già annunciato il nuovo motto: mira et labora. Ammira la tua terra, uomo, e mettiti al lavoro. Abbandona il cielo che una volta era piccolo e la tua voce si supponeva giungesse facilmente a Dio. Con un universo in infinita espansione dove vuoi che arrivi la tua preghiera? Scambia consigli con gli altri. La tua parola che chiede aiuto non ritorni a te come parola che ti impone comandi assurdi. Osserva quanto studio e quanto lavoro sono necessari per la nostra terra che non è più un orizzonte chiuso come poteva apparire nei secoli bui. Un giorno l’abazia potrà organizzare corsi di istruzione privilegiando specializzazioni in ambito ecologico.

   Si tratta di partire dal presupposto che più avanziamo in esperienza e maturità più il nostro linguaggio si spoglia degli elementi fiabeschi dell’infanzia e diventa maggiormente comprensibile ed empatico per chi ci ascolta. Nella necessità di intendersi con l’altro si evita innanzitutto di mentire a sé stessi. Più è illuminata la coscienza, più il pensiero si allontana dal linguaggio delle favole e dei sogni. Quando si è ragazzi e si vive di fantasie non si bada alle parole che si adopereranno nelle pratiche di realizzazione di sé. Dalle affabulazioni che ci sostennero in gioventù si dovrà passare alla parola chiara scambiata tra chi porge aiuto e chi lo riceve.

   Bando al misticismo compagno di solitudine. Cambiare tutti insieme il linguaggio della tradizione, spesso criptico per gli scopi occulti del potere. Evitare il passo traumatico del giovinetto che, sentendosi solo e tormentato, per umana reazione si sogna destinato pastore e condottiero. Nella carriera professionale ciascuno produrrà i documenti sui quali far trasparire i suoi sogni d’infanzia. Nessuno un giorno dovrebbe trovarsi a piangere sui propri giocattoli rotti come ad esempio una messa celebrata o ascoltata in latino. Ragion pratica e non solo teoretica per unire gli uomini in social catena, in un proponimento di progresso. Niente pessimismo filosofico sulle magnifiche sorti e progressive, ma il coraggio della ragione nella varietà dei suoi linguaggi operativi.

   Si annunciano queste prime idee e proposte che dovranno codificarsi in regole sul presupposto generale che l’età avanzata è quella della saggezza, ma anche del pericolo della solitudine. Silva tornerà a vivere nella sua regione natia abbandonando Montecarlo dove fino ad oggi ha avuto la residenza. Libererà i figli troppo impegnati negli affari finanziari dal fastidio di assegnargli una schiera di badanti assieme a qualche giovane dottoressa geriatra. Era appena rimasto vedovo a sessant’anni quando sognò di essere morto e sepolto sotto la nuda terra avvolto soltanto da un lenzuolo. Era un chimico e conoscendo tutto sui misteri della materia poteva figurarsi secondo quali leggi della natura si è trasformati nella morte. Nel sogno avvertiva che sopra la sua sepoltura il custode del cimitero, invece di passare col tosaerba tra i marmi delle tombe, se la sbrigava col diserbante. Anzi il lazzaro per laute mance accettava liquami tossici che i suoi compari gli fornivano a bidoni. Quelle schifezze, scendendo fino ai suoi resti, innescavano delle trasformazioni da castigo infernale. Dall’incubo del sogno alla decisione oggi, dieci anni più tardi, di salvare sé ed altri.

   Silva ha chiesto aiuto. Il giorno dell’inaugurazione si sono visti sul palco vari rappresentanti di istituzioni religiose. Si considera la necessità di avere nell’abazia uno scrigno di memorie, uno scriptorium per trasformare, rinnovare le tradizioni senza pretendere di abbandonarle, ricreando le occasioni di riconoscimento tra le persone.

   Abazia Nuova nasce in un territorio di uomini solitari percossi dallo sconforto e dalla disperazione… molti si sono trasformati in lupi… non si cambia improvvisamente linguaggio per imposizione di qualcuno, per ispirazione profetica… opera il lavoro comunitario nel tempo… più si invecchia, più si abbandonano discorsi indecifrabili che risultano offensivi specie nel rivolgersi a persone anziane ed ammalate… ciò che non muta mai sulla scena del mondo è la parola del dolore…

  I fondatori…  le case di comunità sparse per un nuovo vangelo… scongiurare le caricature di comunità che si osservano negli eventi del consumismo, nell’esteso impazzimento di raduni di folle acclamanti al gesto del braccio che chiude un vuoto giro di frasi…  se la ragione rappresenta l’uscita dell’uomo dal suo stato di minorità, la preghiera a sua volta dovrebbe rappresentare la fine di uno stato di soggezione…  nella coscienza che l’aiuto dell’altro non può sopperire a tutte le necessità di chi l’ha invocato.

[Da La collega di religione, QuiEdit Verona 2022]

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