Il libro che a questo proposito segnalo è di Enzo Traverso, Il passato: istruzioni per l’uso, con sottotitolo Storia, memoria, politica, pubblicato dapprima nel 2005 in lingua francese, poi in italiano nel 2006 dall’editore Ombre corte, Verona. Traverso è un professore di Scienze politiche presso l’Università della Piccardia “Jules Verne”. Il suo merito è di aver fatto il punto dell’uso politico della memoria che distorce la verità storica per scopi inconfessati e ingannevoli. La memoria, attraverso l’industria culturale, i musei, le commemorazioni, i programmi cosiddetti educativi, assolve ad una funzione apologetica, come quando, per esempio, vuol conservare il ricordo dei totalitarismi per legittimare l’ordine occidentale, assolve l’occupazione dei territori palestinesi da parte degli israeliani perché un nuovo Olocausto non abbia più a verificarsi, ecc. Insomma, se di memoria abbiamo bisogno, questa dovrà essere una memora critica e non una “religione civile” con tanto di dogmi; e una memoria critica è già storia ovvero verità o almeno continua tensione verso di essa.
Nel video sopra citato, Alessandro Barbero fa un esempio splendido per far capire a cosa si va incontro quando si manipola la memoria per scopi politici. Racconta il finale di quel mediocre film (oh, eresia!) di Roberto Benigni, La vita è bella, dove si mostra un carro armato americano che libera il campo di concentramento di Auschwitz. Di certo i consulenti storici di Benigni lo avranno avvertito che quella liberazione avvenne ad opera dei sovietici, ma Benigni ha preferito issare la bandiera americana. Tutta qui la differenza tra storia e memoria. Vi sembra poco?
[“Il Galatino” anno LV – n. 2 – 27 gennaio 2023, p. 6]